Siamo tutti perfetti, ma possiamo sempre migliorare

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Una delle domande più difficili, che solitamente faccio nei miei corsi di formazione aziendale, è quella di immaginarsi fra un anno a svolgere un lavoro che ancora non esiste.

Il quesito rimane spesso senza risposta, anche quando comincio a elencare la miriade di occupazioni che solo qualche mese prima nessuno conosceva (chi aveva mai sentito parlare del prompt designer?).

Al di là della capacità di immaginazione, quando le persone riescono a dilatare i confini della loro zona di comfort, le aziende crescono e migliorano. Per l’appunto, lo scopo primario della formazione aziendale è proprio quello di stimolare la proliferazione dei “perché”, anche quando tutto sembra filare liscio come l’olio.

Le persone “vedono” come insormontabili due tipi di ostacoli: l’abitudine e la paura.

Quando l’abitudine diventa l’altra faccia della stanchezza

Sia chiaro, le abitudini costituiscono la maggior parte dei nostri pensieri e delle nostre azioni (non possiamo reinventare la ruota ogni volta), ma in questo campionario ci finiscono anche le credenze che risuonano con le emozioni negative. Così, per evitare la fatica di demolire ciò che intrinsecamente conosciamo molto bene, ci teniamo la certezza dei limiti pur di non andare incontro a qualcosa di sconosciuto.

La paura ci fa paura

La paura non ha niente a che fare con la realtà, è sempre una costruzione mentale che molto spesso ci mette nella condizione di non agire. Pensiamo in primo luogo al fallimento, dimenticandoci che l’immobilismo è già di per sé una sconfitta.

Il coraggio è di gran lunga molto più scarso della paura, soprattutto perché il nostro cervello è cablato per prevedere le minacce. Qualsiasi trasformazione a breve o a lungo termine viene letta come un potenziale pericolo e quindi, ancora una volta, finiamo per tenerci strette le nostre convinzioni, anche quando siamo immersi nella stagnazione fino al collo.

Ricapitolando, le aziende si trasformano in senso positivo solo se le persone riescono a vincere la paura di tutto ciò che non conoscono. Del resto, non esistono cose facili e cose difficili, ma solo cose che sappiamo fare, perché abbiamo imparato a farle, e cose che non sappiamo fare, ma che possiamo imparare a farle. Non è forse questa quella cosa che chiamiamo esperienza?

Tuttavia, non è sufficiente instillare nelle persone il desiderio del cambiamento, poiché si può cambiare nella direzione sperata, ma anche in quella diametralmente opposta. Per questa ragione, è necessario che l’obiettivo sia quello del miglioramento.

Le strade che portano al miglioramento

La prima direzione è riuscire a far collimare – per quanto possibile – la storia delle persone con quella dell’organizzazione. Sto parlando di valori condivisi, di visione del mondo, di pratiche coerenti. Non si va da nessuna parte se la cifra culturale delle affermazioni non coincide con i processi operativi. I ruoli vengono modellati grazie alla forza delle narrazioni, tutto il resto si può sempre imparare.

La seconda strada riguarda lo sviluppo delle competenze. Di fronte ai nuovi scenari, la prima cosa che viene in mente è incaricare un esterno che ci capisca qualcosa, quando invece sarebbe molto più proficuo attivare la comunicazione interna e, magari, scoprire che qualcuno già in organico potrebbe svolgere quel compito. Ovviamente, non va a finire sempre così, ma quanto potrebbe crescere l’azienda solo per il semplice fatto di aver mostrato a tutto il team il problema da risolvere?

La chiave di volta consiste nell’accettare di convivere con le contraddizioni. Un’organizzazione è un luogo basato essenzialmente sulla logica, ma è fatta di persone che per loro natura sono creature emotive.

Le procedure estremamente rigide (“Si è sempre fatto così!”) finiscono per soffocare le intuizioni, circoscrivendo ogni soluzione a dinamiche relativamente semplici, dimenticando che nessun software potrà mai gestire le emozioni meglio delle persone.

Le aziende desiderose di migliorare hanno bisogno di narrazioni che includano, a un certo punto della storia, un “perché”. Perché senza quella parola a nessuno importa nulla.

Foto di Rombo

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Siamo tutti perfetti, ma possiamo sempre migliorare
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Siamo tutti perfetti, ma possiamo sempre migliorare
Descrizione
La resistenza al cambiamento è un fenomeno che ostacola l'innovazione all'interno di un'organizzazione. La formazione riduce l’incertezza.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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