La comunicazione al gusto di cioccolato

La bocca di una donna che addenta un pezzo di cioccolata.

Alzi la mano chi sa comunicare? Ovvio, tutti sappiamo comunicare e lo facciamo anche quando non parliamo, non ci muoviamo e ci sembra di non fare niente di particolare. L’impossibilità di non comunicare spalanca le porte a quella che potremmo definire la più grande scommessa delle relazioni interpersonali. Una scommessa, ma anche un rischio al tempo stesso, perché dalla comunicazione derivano scelte e decisioni talvolta irreversibili.

Succede che un fatto così naturale e sostanzialmente innato, come quello di comunicare, sia basato invece su presupposti talmente complessi da essere oggetto di studio in tutte le discipline della conoscenza umana (dai rapporti interpersonali alle strategie aziendali).

Il bandolo della matassa va cercato, in qualche modo, dentro il delicato equilibrio fra la realtà, le nostre percezioni del mondo e la maniera di esprimere all’esterno queste sensazioni. Per ciascuno di noi il mondo si riflette su uno specchio, a sua volta più o meno distorto dalle nostre esperienze, interpretazioni, stati d’animo. Pensate all’albero davanti a casa vostra. È lo stesso di ieri se avete appena saputo di aver vinto una cifra esorbitante alla lotteria?

A questo punto, al netto dei difetti biologici e fisiologici della percezione, è chiaro come ogni individuo si costruisca una propria immagine del mondo che lo circonda, perché sono differenti i desideri, le aspettative, le paure. Non esistendo quindi una realtà universale, ma una miriade di possibili interpretazioni, come possiamo essere sicuri dell’efficacia della nostra comunicazione? O, per dirla in altro modo, quando possiamo asserire con certezza di “aver comunicato”? Partendo dal fatto che il nostro “linguaggio interiore” di decodifica della realtà non può essere in alcun modo trasferito così com’è (tanto più che nel caso in cui si utilizzino per esempio le parole, queste fanno perdere inevitabilmente buona parte delle informazioni del pensiero puro), ma solo e sempre tradotto e adattato attraverso le esperienze personali del nostro interlocutore, ne deriva che tutto il sistema funziona solo se si verifica una sorta di retroazione, di ritorno, di feedback. Tutti elementi che fanno capire a chi comunica la comprensione del messaggio da parte del ricevente.

Quindi, la comunicazione non è un proiettile che esaurisce il suo compito appena colpisce il bersaglio. Paradossalmente, un fatto comunicativo è maggiormente efficace quanto più è sbilanciato sul lato dell’ascolto. Invece, spesso ascoltiamo solo per rispondere e non semplicemente per capire. In ogni caso, con tutte le variabili in gioco, è sorprendente come la comunicazione abbia successo nella maggior parte dei casi.

Rimane però un fatto. Perché ci sono persone che quando comunicano riescono a convincere e altre che, nonostante siano ferratissime nel loro campo, non sortiscono i medesimi effetti ottenuti dalle prime?

Al netto delle predisposizioni personali al dialogo interpersonale, è sempre possibile apprendere dai “più bravi” le tecniche per migliorare la propria comunicazione. L’uso delle parole, gli elementi non-verbali, fino a quelli meramente simbolici, possono essere equiparati a un dono. Quando incartiamo un regalo generalmente mettiamo molta cura nell’individuazione della carta, dei colori, dei nastri, del fiocco. Spesso, dedichiamo a questi aspetti la medesima attenzione che riponiamo nella scelta dell’oggetto in sé perché tutto concorre a determinare il successo del nostro regalo. In modo analogo, il concetto principale della comunicazione (il regalo) va “confezionato” con tutta una serie di elementi di contorno (carta e fiocchi) che alla fine dei conti fanno la differenza: la sorpresa, lo stupore, il valore dell’idea.

Un’ultima avvertenza. Nessun corso di comunicazione sforna, dopo qualche ora, impeccabili oratori. Lo scopo di qualsiasi attività di formazione è principalmente quello di diffondere il seme della curiosità. Tutto quello che verrà in seguito lo dovrete solo alla vostra passione nello scoprire cose nuove. Per il momento, sappiate che quando qualcuno vi vorrà vendere un dolce “al gusto di cioccolato” non assaggerete del cioccolato, ma solo il suo gusto.

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