Le bufale di Facebook

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Facebook ha reso noto che apporterà significative modiche alla sezione Notizie. In particolare, l’annuncio più clamoroso riguarda la messa al bando dei post che diffondono informazioni false, tesi complottiste e bufale.

Tanto per cominciare, cos’è una bufala?
Si tratta di un’ampia categoria di falsità che va dai post fasulli e ingannevoli (Avvistata una sirena al largo di Trieste) fino alla vera e propria truffa (Clicca qui e ricevi in regalo un iPhone 6). Tuttavia, queste deplorevoli condotte collezionano quantità inaudite di “mi piace”, commenti e condivisioni. E, come se non bastasse, ogni tentativo di confutare tali assurdità finisce sovente per ottenere l’effetto opposto, vale a dire un ulteriore incremento della loro popolarità.

350_FBbufalePertanto, era naturale attendersi un intervento da parte di Facebook, fra le altre cose costantemente sotto accusa per aver sempre chiuso tutti e due gli occhi su queste nefandezze.

Quindi, d’ora in avanti ci sarà un Facebook censore?
Niente affatto. Il giocattolone di Mark Zuckerberg metterà in campo azioni, per così dire, passive. La parte attiva la faranno gli utenti che segnaleranno i link, le foto e i video ritenuti inattendibili. Facebook non compirà alcuna verifica sui post truffaldini, ma si limiterà, in base alle segnalazioni ricevute, a pregiudicarne la visibilità sulle bacheche. Di fatto i post non verranno cancellati, ma ne verrà ridotta la circolazione e saranno contrassegnati con la scritta “many people on Facebook have reported that this story contains false information”.

Insomma, meglio di niente. Ma c’è un però, anzi cinque.

Uno. Sgombrando il campo da qualsiasi forma di omertà volontaria, non appare così scontato che ogni utente abbia la voglia e il tempo di fare il poliziotto per conto di Facebook. Dopo tutto, su questo social media in particolare l’intento primario è cazzeggiare, e non certo quello di mettersi a fare battaglie nel nome del bene comune.

Due. Siamo certi che tutti sappiano distinguere una notizia vera da una falsa? A parte il ragazzino tredicenne affabulato dal ritorno dei dinosauri alla maniera di Jurassic Park e quindi incline a dare credito a scoperte sensazionali, ci sono anche le generazioni cosiddette adulte a cadere (più o meno consapevolmente) in tali trappole. A questo proposito, la recente uscita del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, dovrebbe porci più di un interrogativo.

700x250_Gasparritweet
– Gasparri: “È una notizia che ho trovato su un sito, Piovegovernoladro. Mi sono limitato a chiedere se fosse vero.” – Giornalista: “Ritiene attendibile quel sito?” – Gasparri: “Che ne so!”

Tre. Cosa dire poi del modello di business di Facebook? Faccio un esempio: se un contenuto segnalato come falso da un gran numero di utenti fosse nel contempo sponsorizzato? Siamo sicuri che Facebook sposi la verità anziché i guadagni?

Quattro. Su questa stessa lunghezza d’onda va anche considerato il fatto che sull’ignoranza, oltre il potere, si costruisce anche il business. In circolazione ci sono tantissimi siti che prosperano proprio grazie a balle sesquipedali, vendendo spazi pubblicitari a un gran numero di inserzionisti, alcuni di questi perfino famosissimi. Per i professionisti della malafede non sarà difficile aggirare la “nuova stretta” di Facebook, semplicemente modificando al momento della pubblicazione il titolo, la descrizione e, ovviamente, l’immagine. In questo caso, quando gli utenti segnaleranno l’abuso, al sito sarà comunque già arrivato un cospicuo traffico.

Cinque. Affidando l’efficacia del filtro anti-bufala esclusivamente ai click degli utenti (a loro volta presi in carico da un algoritmo) chi può giurare che una notizia “veramente vera” non venga invece filtrata perché un gran numero di persone la segnala come falsa per questioni ideologiche, di fede o per autentica ignoranza? Di converso è anche molto facile immaginare le diatribe che si potrebbero innescare nell’ambito della concorrenza commerciale.

Ora, capisco le difficoltà e gli interessi (soprattutto economici) in gioco, ma Facebook non è popolato da alieni. Su Facebook ci sono le persone della vita reale, con i loro limiti, le loro debolezze e le loro (talvolta) pericolose azioni. Non vedo alcuna differenza fra odiare e procurare allarme su un tram o mettersi a fare le stesse cose sui social media. Il mezzo non conta, l’importante sono i contenuti.

Senza bisogno di invocare nuove policy o l’intervento di organismi (come l’Agcom) che si pongono al di fuori delle procedure formali per tutelare la legalità, basterebbe considerare l’articolo 656 del Codice Penale che punisce chi pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.

Ovviamente, il ricorso alle sanzioni (civili e penali) è come sempre l’ultima ratio. Molto prima vengono l’educazione, il buon senso e l’intelligenza. Tutte cose che sembra vengano scollegate quando si appoggia la mano sul mouse.

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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