Dall’esame di stato, bene o meno bene, ci siamo passati tutti. Una volta superato, all’unisono l’abbiamo etichettato alla stregua di una “passeggiata di salute”. Ma prima di affrontarlo? Erano settimane d’ansia, in bilico fra la voglia di scappare e il “vada come deve andare”.
In fondo, il vetusto appellativo di “esame di maturità” era lì a ricordarci come quei giorni fossero la nostra prima vera prova di iniziazione alla vita.
Per quanto riguardava gli elaborati scritti, fra studio serio, espedienti truffaldini e l’immortale speranza nella proverbiale manna dal cielo, la tensione era mitigata da un contesto tutto sommato noto e, per questo, relativamente tranquillizzante. In sostanza, a parte l’ufficialità celebrativa del momento, si era al cospetto di qualcosa che assomigliava molto alle tante verifiche (ai miei tempi si sarebbe detto “compiti in classe”) svolte durante l’anno.
Molto diversa si presentava (e si presenta) la prova orale. Ancora oggi, l’elemento che turba di più è senza dubbio il faccia-a-faccia con la commissione d’esame.
Al di là della preparazione, nella fattispecie entrano in gioco molti fattori che non vengono (praticamente) mai affrontati negli studi di qualsiasi grado e indirizzo. Mi riferisco alle cosiddette soft skill (e pensare che oggi sono così tanto di moda) che consentono di comunicare per convincere, prima ancora che per informare.
Dov’è il problema? Viene richiesta la presentazione di una tesina che colleghi in maniera organica le varie materie, senza mai aver fatto cenno negli anni alle tecniche di realizzazione delle slide (genericamente e invariabilmente chiamate PowerPoint), ma soprattutto ignorando del tutto le tecniche relative all’approccio argomentativo. In sintesi, i maturandi si trovano completamente sprovvisti delle basi essenziali del public speaking.
Non è mia pretesa, e tanto meno ambizione, supplire alle carenze del sistema scolastico in questo ambito, tuttavia mi permetto di suggerire qualche tecnica per tenersi alla larga da errori che potrebbero pregiudicare anche una solida conoscenza delle varie materie.
1. Non stai coinvolgendo la commissione d’esame
Sapere molte cose non significa affatto riuscire a esporle in maniera convincente. Tieni conto che i membri della commissione si sono già sciroppati vagonate di disquisizioni più o meno identiche alla tua, per questo motivo difficilmente li vedrai sprizzare di entusiasmo quando comincerai a esporre la tua “fatica”.
Parlare a macchinetta, guardando un punto indefinito sul muro, non è il modo migliore per fare una buona impressione. Ferma restando la preparazione (se non sai niente, nulla ti potrà aiutare), fai ampio uso dei segnali non verbali, in particolare due:
- parla in piedi, anche se ti inviteranno a sederti;
- non perdere mai il contatto visivo (alternativamente) con tutti i commissari.
2. Stai leggendo le slide
Il modo più efficace per annoiare qualsiasi pubblico (commissione d’esame compresa) è ripetere parola per parola quello che passa sullo schermo. Pensi forse che i professori che ti giudicheranno non sappiamo leggere da soli?
Ad ogni modo, meno testo c’è e meglio è. Le slide che funzionano non sono quelle che assomigliano al tuo blocco degli appunti, ma:
- contemplano un solo argomento per slide;
- sono prevalentemente costituite da immagini che aggiungono significato alla tua esposizione;
- non fanno uso di clipart che molto spesso sono solo disegnini stucchevoli e incongruenti;
- contengono pochissimo testo (meglio se sotto forma di headline).
3. Stai facendo fare a PowerPoint l’esame al posto tuo
Come già accennato, slide piene zeppe di immagini e di testo sono delle micidiali armi di distrazione di massa. Il motivo è semplice, una presentazione con troppi elementi (parole, immagini, grafici) allontana la commissione dal vero protagonista: tu!
La presentazione visiva è solo un ausilio che mai e poi mai deve prendersi tutta la scena. La slide perfetta è quella che viene osservata dalla commissione per un secondo o poco più per poi far ritornare l’attenzione su di te.
4. Nelle tue slide non c’è il cuore
Hai mai visto qualcuno emozionarsi davanti a una tabella di Excel? Anche se devi fare riferimento a dei dati, ci sono molti modi per renderli accattivanti. Come? Con le metafore, gli aneddoti, una storia personale, senza dimenticare (o aver paura) di osare con l’umorismo. In fondo, a tutti piace ridere. Più “umano” sei e più possibilità avrai di fare colpo.
5. Stai improvvisando
D’accordo, il tempo è sempre insufficiente per preparare tutto, ma non provare la presentazione almeno tre o quattro volte prima del “debutto ufficiale” è un grave errore.
Testare la presentazione è un ottimo modo per acquisire fiducia nel lavoro fatto e in se stessi. Inoltre, conoscere a menadito la giusta sequenza delle slide permette, in caso di domande, chiarimenti e interruzioni, di riprendere dallo stesso stesso punto senza andare in affanno.
6. Non stai sorridendo
Siccome la tua presentazione non sarà, come immagino, un annuncio funebre, comincia con un sorriso, continua con un sorriso e concludi con un sorriso. Il sorriso è contagioso e mette di buon umore, anche per tutta la nota questione legata alle endorfine.
7. Non sei preparato agli imprevisti
Metti che hai preparato una presentazione coi fiocchi, magari anche provata e riprovata nei minimi dettagli, poi arrivi a scuola e il proiettore non funziona. Panico!
Tieni da parte un Piano B nella malaugurata ipotesi che qualcosa vada storto. Ad esempio, saresti in grado di esporre la tua tesina disegnando qualche schizzo sulla lavagna?
Dare dimostrazione di saper gestire situazioni impreviste e difficili non può che far aumentare la tua credibilità e, perché no, la tua maturità.
concordo in pieno 🙂
Grazie Elisabetta 😉