La voglia di scrivere è una figlia di checklist

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Sia che scriviamo la lista della spesa o la tesi di laurea, il punto di partenza è sempre rappresentato da una manciata di idee organizzate sotto forma di mappa. Ossia, una sorta di prospettive semplificate che, una volta sgombrato il campo da tutto il superfluo, mettono a fuoco solo le informazioni che effettivamente servono.

Il meccanismo non è molto dissimile da quello che sta alla base della creazione delle mappe della metropolitana. Si tratta di percorsi essenziali di senso, grazie ai quali si origina un ibrido con tutto ciò che già sappiamo. Nascono così dei paesaggi di senso che fra omissioni e distorsioni definiscono una nuova realtà costituita a sua volta da inedite distanze, direzioni, relazioni.

Lo spazio della scrittura è reale, ma la sua effettiva messa in pratica si muove esclusivamente sui piani della rappresentazione. Tanto che è del tutto impossibile la trasduzione fedele del pensiero nella sua dimensione fattuale rappresentata dalle parole. Impresa ancora più difficile – se non impossibile – quando siamo alle prese con il testo scritto che, come è noto, è privo della componente para-verbale.

Cominciare a scrivere, il primo muro da scalare

Di solito, è a questo stadio che si verifica il maggior numero di ritiri. “Non so cosa scrivere” è il formidabile alibi che ci fa desistere, “spegnendo” di colpo ogni attività cerebrale.

In maniera quasi beffarda, il foglio bianco che abbiamo davanti diventa buio pesto dentro la nostra testa. Allora, come fare per accendere un barlume di iniziativa?

Il romanziere scozzese Walter Scott, per uscire dall’impasse, iniziava a scrivere qualcosa di totalmente diverso dall’argomento che si era imposto di trattare. Devo scrivere un articolo sui conflitti aziendali? Comincio a descrivere cosa potrei fare oggi pomeriggio. Se è vero che un lungo viaggio comincia con il primo passo, al pari anche le prime parole (nonostante siano incongruenti) danno l’abbrivio. La mano che impugna la penna o che si posa sulla tastiera di un computer per scrivere qualsiasi cosa, funge da riscaldamento alla stregua degli atleti che si apprestano a entrare in competizione.

Una volta che il “motore” si è messo a girare, le associazioni di idee fanno il resto. A questo punto, nessuno ha la pretesa di avere già bell’e pronta la nuova versione della Divina Commedia, ma qualche addentellato con l’argomento da trattare sarà saltato fuori. Intendiamoci, tutta roba grezza che richiederà ancora tanto lavoro… ma eureka! Ci siamo schiodati.

Ho iniziato facendo riferimento alla mappa della metropolitana. Questo concetto va ben al di là della metafora, poiché è il cardine fondamentale della mia personalissima checklist per scrivere. Ho sempre considerato la famosa (o famigerata?) “scaletta” di scolastica memoria un limite e una causa del cosiddetto “blocco dello scrittore”.

La “scaletta” costringe il cervello a procedere in maniera lineare, mentre è un dato di fatto che i pensieri non hanno un ordine predefinito.

Pertanto, secondo la modalità tipica delle mappe concettuali, comincio con lo scrivere al centro del foglio l’argomento che desidero trattare e ci disegno un cerchio intorno. Sembrerà strano, e lo è anche per me, ma quella forma geometrica ha il potere di spalancare immediatamente l’emisfero destro. Un’ispirazione ancora molto elementare, ma parola dopo parola prende corpo un incredibile spazio creativo. Spetterà poi all’emisfero sinistro il compito di organizzare il componimento secondo i parametri della logica.

Dalla pietra grezza al diamante prezioso

Col tempo ho imparato che scrivere di getto il capolavoro della vita è una pretesa assurda e per molti versi anche insensata. Così come un’opera d’arte prende forma da uno schizzo, anche la scrittura ha bisogno di una sorta di “preparazione”.

A questo scopo, inizio a scrivere velocemente (limitando l’influenza dell’emisfero sinistro) “dimenticandomi” le regole della grammatica, dell’ortografia, della punteggiatura.

Ottengo un elaborato da tripla riga rossa ogni paragrafo, ma di contro ho sotto gli occhi un “contenitore” di idee che oltre a darmi sollievo (ho scritto quello che mi ero prefissato) mi dà modo di passare dal cannocchiale al microscopio. Controllo la continuità fra i paragrafi, correggo i verbi, aggiusto i sinonimi (la ricorrenza degli stressi aggettivi in un testo fa l’effetto del pezzettino d’insalata fra i denti), rifletto sull’interesse che potrebbe avere il lettore.

Nulla dies sine linea” era il potente consiglio di Plinio il Vecchio. Come in qualsiasi attività sportiva, l’esercizio continuo fa diventare anche la scrittura più facile e più fluida.

Ma se c’è una cosa che quando scrivo non perdo mai di vista, è quella di rompere gli schemi, di cambiare punto di vista, di trovare in ogni argomento la sua prestazione non convenzionale. In breve, mi sono abituato a non abituarmi mai.

Foto di Kelly Sikkema

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La voglia di scrivere è una figlia di checklist
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La voglia di scrivere è una figlia di checklist
Descrizione
Abbiamo la pretesa di scrivere il testo perfetto al primo colpo. Ma questo è solo il modo migliore per non scrivere mai niente.
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Sergio Gridelli Blog
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Categorie: Scrittura

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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