E accendila quella webcam!

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Ragazza bendata

Quando si dice che viviamo nell’epoca dell’accelerazione, non si fa altro che confermare con quanta velocità passiamo dall’esaltazione per una tecnologia alla sua pressoché totale denigrazione.

Ci ricordiamo tutti gli anni novanta, quando il VoIp ci ha spalancato le porte della “fantascienza”. La tendenza della modernità era quella di poter fare finalmente una teleconferenza e, più tardi, una videochiamata alla portata di tutti con Skype.

L’aggiunta della componente video alla semplice telefonata ci faceva letteralmente volare sulla nave interstellare Enterprise di Star Trek. Insomma, mai come in quel momento il presente aveva forti tonalità di futuro.

Certo, la larghezza di banda lasciava ancora molto a desiderare, ma il dover rinunciare alla propria esposizione sul display per colpa di una “povera” connessione, ci rammaricava e ci faceva sentire degli emarginati nella nuova società della comunicazione.

Poi, nonostante queste problematiche siano state (quasi) del tutto eliminate, oggi l’oscuramento del video ha preso il sopravvento. Lo vediamo (si fa per dire!) durante i corsi di formazione, nei webinar e, giusto per non farsi mancare niente, anche nelle riunioni aziendali.

Ora, prendere in considerazione una per una le motivazioni di chi non si palesa, ci porta a invadere il campo della psicologia più di frontiera (sic!). “Non va la webcam” (strano che succeda su un MacBook Pro di ultima generazione, o no?), “Io tengo molto alla mia privacy!” (me lo immagino quando va a scuola o a una conferenza con il cappuccio del Ku Klux Klan), “Ho poca connessione” (l’Italia non brilla in fatto di infrastrutture, ma non così tanto da giustificare oltre la metà delle scuse di coloro che si nascondono dietro questi alibi), “Lo fanno tutti” (senza parole), e l’elenco potrebbe continuare per molto ancora.

Insomma, sul “perché no” la casistica è molto varia e articolata. Al contrario, poco o niente, viene avanzato sul fronte del “perché sì”.

Siamo impresentabili?

Normalmente, qualsiasi incontro online viene programmato con congruo anticipo (una lezione, un corso, una meeting aziendale). Cioè, voglio dire, non capita abitualmente che veniamo svegliati nel cuore della notte per fare un webinar e, presi in contropiede, ci rifugiamo nell’oscuramento del video per risparmiare agli altri partecipanti l’orrenda visione della nostra faccia degna del peggiore Rasputin.

Pertanto, si presume che abbiamo avuto tutto il tempo per prepararci adeguatamente. La doccia non fa miracoli, ma quello è il nostro aspetto e ce lo portiamo appresso da quando siamo nati. Se nei contesti analogici ci mostriamo agli altri, se non altro come segno di educazione (non ho mai visto degli uffici dove gli impiegati se ne stanno rannicchiati sotto le loro scrivanie per non farsi vedere), perché non lo facciamo anche quando la comunicazione è mediata da uno schermo?

Ne va della fiducia che trasmettiamo agli altri e viceversa. E tutto questo succede solo se possiamo guardarci negli occhi.

Già, i segnali non verbali. Sia che siamo fedelissimi di Mehrabian o no, è innegabile come una fetta molto importante della comunicazione passi attraverso il “non detto” degli sguardi, dei gesti, delle espressioni.

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore

Che cos’è? C’è nell’aria qualcosa di freddo, che inverno non è…”, canta Gianna Nannini. Non vedersi allontana, non serve una canzone o un premio Nobel per capirlo.

Ancorché “virtuale”, il contatto visivo è un potente attivatore del contatto emotivo fra le persone. “Dimmelo guardandomi negli occhi” è da sempre l’espressione che usiamo quando vogliamo essere sicuri della sincerità del nostro interlocutore.

D’accordo, nessuno schermo potrà mai sostituire il calore di un incontro faccia a faccia o di una stretta di mano, ma non sono motivi sufficienti per giustificare l’abbandono tout court delle “buone maniere” quando il contatto remoto è l’unico che possiamo avere a disposizione in quel momento.

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”, lo diceva Confucio molto tempo prima dell’invenzione delle videoconferenze.

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E accendila quella webcam!
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E accendila quella webcam!
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La webcam spenta è diventata la modalità predefinita delle videoconferenze. Accenderla è una questione di apprendimento. E di educazione.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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