L’improvvisazione non esiste

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Una mano che suona un sassofono

Tanto ci metti due minuti!”, è la sentenza che si sentono rivolgere continuamente copywriter, grafici, informatici e tutta una larga schiera di specialisti particolarmente riconosciuti per le loro attitudini professionali.

La frase, che a definire sibillina sarebbe ancora poco, sottende di fatto a due dichiarazioni micidiali:

  • ci impieghi poco tempo, quindi il tuo lavoro costa poco
  • lo fai in due minuti solo perché la natura ti ha dotato di quelle specifiche capacità

Due “verdetti” che finiscono per convergere nel giudizio definitivo: “Sei abile perché sai improvvisare”.

Tanto per cominciare, ci troviamo subito di fronte a un ossimoro. Si parla di abilità perché c’è un motivo, ovvero se non studi, non ti impegni, non impari dai tuoi errori, è chiaro che è impossibile fare le cose rapidamente e bene. Quindi, l’esatto contrario rispetto a chi pensa che scrivere o disegnare siano frutto di una divinazione concessa a pochi eletti.

La verità è che solo l’applicazione continua in una determinata materia consente di dilatare la zona di comfort o, detto altrimenti, arricchire la propria “cassetta degli attrezzi” in maniera tale da avere a disposizione sempre il migliore utensile cognitivo.

Se nella mia disponibilità c’è solo un martello, non mi servirà un granché quando il problema da risolvere sarà quello di gonfiare la ruota di una bicicletta.

Diciamo di improvvisare, ma in realtà abbiamo pianificato (quasi) tutto

Così come non ci presentiamo a un ricevimento dal Presidente della Repubblica in bermuda e infradito, con sottobraccio un salvagente a forma di unicorno (a meno che non siamo la star eccentrica della serata), allo stesso modo in ogni contesto ci relazioniamo sulla scorta delle nostre conoscenze che, va detto, sono inevitabilmente incomplete.

Ma è proprio quest’ultima consapevolezza che ci spinge a saperne sempre di più. Di contro, chi etichetta gli altri come dei “bravi improvvisatori” non fa che altro che accusare se stesso di pigrizia (“È tutto merito del suo sapere improvvisare, una caratteristica che non ho, per cui è inutile che mi impegni”).

Avere una bella storia da raccontare

Danny Boodman T. D. Lemon Novecento sembrava improvvisasse sui tasti bianchi e neri e invece “leggeva” la gente, gli rubava l’anima… mentre suonava, viaggiava. Ed è per questo che “non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”.

Fateci caso, coloro che ammiriamo per la loro peculiarità a improvvisare, hanno sempre una bella storia da raccontare. E, ovviamente, una narrazione avvincente non salta fuori dal nulla.

In questo caso, la capacità sta proprio nel fare entrare quella “piccola” nostra storia nel discorso che è stato intavolato. Tutti abbiamo delle storie (il giorno migliore o peggiore della nostra vita, quel dettaglio che ha cambiato la nostra visione del mondo, quel compleanno non festeggiato), ma per riuscire ad affascinare è necessario conoscere le note per farle “suonare” sullo stesso spartito sul quale le altre persone sono sintonizzate.

Un cambio di prospettiva e una manciata di domande

Le cose cambiano in relazione a come le vediamo o le immaginiamo. Se ci convinciamo dell’esistenza dell’improvvisazione, non tardiamo a diventare superficiali, approssimativi, banali.

Tutti atteggiamenti che ci porteranno, nel giro di poco, a essere persone per niente interessanti. La curiosità è la nemica giurata della tendenza a credere nell’improvvisazione.

Ecco allora la nuova chiave di volta: passare dal “Piacerò agli altri?” a “Cosa c’è che mi piace negli altri?”. E partire alla scoperta dei “trucchi” che fino a quel momento avevamo sbrigativamente appellato come improvvisazione.

Spesso le conversazioni arrivano anzitempo al capolinea per mancanza di domande. La preparazione, che è l’ingrediente fondamentale della cosiddetta improvvisazione, è quella cosa che ci porta a domandare qualcosa in più del classicissimo “Pioverà?”.

Per esempio, chiedere quale libro ha lasciato un segno nella vita delle persone significa, come minimo, averne letto qualcuno. Così come interpellare i nostri interlocutori sulla bravura di un attore o di un’attrice presuppone l’essere andati qualche volta al cinema.

In sostanza, quando veniamo rapiti da un sassofonista che “improvvisa” una melodia, la meraviglia sta proprio nel fatto che maschera l’improvvisazione con la preparazione.

Foto di Cottonbro

Sommario
L’improvvisazione non esiste
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L’improvvisazione non esiste
Descrizione
L'improvvisazione non c'entra con la casualità. È sempre il risultato di un'attenta preparazione dove il trucco sta proprio nel nasconderla.
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Sergio Gridelli Blog
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Categorie: Coaching

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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