Siamo già oltre lo specchio?

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Un tunnel con dei tubi di luce al neon.

Alice attraversa lo specchio, togliendo di mezzo se stessa dalle cose che la circondano. Così facendo, restituisce alle cose una indiscutibile autonomia, oltre a farle “magicamente” tornare in vita.

Alice rise: “È inutile che ci provi – disse – non si può credere a una cosa impossibile.

Oserei dire che non ti sei allenata molto – ribatté la Regina – Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.

Per Lewis Carroll (“Tutto quello che vi dico tre volte è vero”) l’impossibile assume caratteri di concretezza grazie alla costanza e alla dedizione. E, forse, senza nemmeno bisogno di spingersi nelle profondità della Tana del Bianconiglio.

Un secolo dopo la pubblicazione di “Alice attraverso lo specchio”, Gordon Gallup inizia a fare i primi esperimenti di psicologia comportamentale con il test dello specchio. Lo scopo era quello di scoprire se gli animali fossero dotati di autocoscienza. In sintesi, gli animali riconoscono nello specchio se stessi oppure ritengono che si tratti di un loro simile?

Istintivamente (mi sembra il termine corretto) noto una correlazione fra tutto questo e la rivoluzione AI che è appena cominciata. Le macchine, addestrate su miliardi di dataset delle nostre storie, sono le nostre stesse storie? O, meglio, siamo (ancora) in grado di vedere il nostro riflesso dentro ChatGPT o “vediamo” una nuova forma di vita?

L’AI ci modifica il cervello?

Nel sottile discrimine fra il cervello umano assimilato a un computer e un computer che “ragiona”come un cervello umano, c’è ancora lo spazio per chiederci se una macchina non senziente (al momento, su questo punto dovrebbe esserci una pressoché totale concordanza) possa comunque modificare le nostre strutture emotive profonde.

Quindi, la domanda che mi frulla in testa da qualche settimana è: software e intelligenza emotiva stanno raggiungendo il punto di equilibrio? E ancora, le varie AI sono già in grado di superare il test dello specchio?

Siamo cognitivamente lontani anni luce da Eliza, ma in questa manciata di decenni i moderni chatbot, forti del vertiginoso incremento della velocità di calcolo e della caterva di informazioni disponibili in rete, hanno acquisito “capacità” di analisi e (ri)creazione sovrumane.

Da quando il linguaggio ci ha consentito di codificare e di estroflettere il pensiero, le società hanno compiuto un notevole balzo in avanti. Ora, appurata la natura multipla e ambigua di numerosi termini di uso quotidiano, ecco palesarsi l’altra faccia della medaglia. Ovvero, la comprensione del linguaggio anche in contesti discretamente semplici.

Allora, è probabile che all’aumentare della capacità delle macchine a interpretare il tono della conversazione, possa verificarsi anche un incremento del tasso di concordanza con le convinzioni degli utenti. In sostanza, assisteremo nel breve periodo a una moltiplicazione esponenziale delle cosiddette camere d’eco, già tristemente note sulle piattaforme social.

Pertanto, il reale pericolo potrebbe essere quello di non riuscire più a vedere il riflesso di noi stessi, lasciando di fatto la scena a una sorta di attaccamento emotivo a una macchina.

Perché un conto è testare i limiti della conoscenza elaborata artificialmente (personalità sintetiche, prompt più o meno funzionali, connessioni con la realtà), un altro paio di maniche è farsi risucchiare in un pericoloso gioco di ruolo dove “tutto ciò che è visibile deve crescere al di là di se stesso ed estendersi nel regno dell’invisibile”.

Forse, è proprio giunto il momento di guardarci allo specchio. Non solo per evitare di confondere il ritorno deformato delle nostre emozioni con il pulsare del cuore, ma anche per riprenderci l’autorità di analizzare i fatti che ci consentono di comprendere il mondo.

Foto di Michael Paredes

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Siamo già oltre lo specchio?
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Siamo già oltre lo specchio?
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Siamo sempre alla ricerca di un altrove e ora le AI ci chiedono di attraversare lo specchio. Riusciremo a conservare il nostro riflesso?
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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