La parola scritta, specie quella di “getto” tipica dei post, delle chat e dei forum, ha sempre dovuto fare i conti con la sua reale comprensione da parte dell’interlocutore. Insomma, fra una frase scritta e una frase detta ci passa una bella differenza. Anche utilizzando le stesse parole, i significati possono essere interpretati in maniera diversa, in alcuni casi addirittura in senso opposto.
Esiste, da sempre, una sorta di barriera fra il linguaggio scritto e quello parlato. Al primo manca necessariamente tutto ciò che filtra attraverso la voce di chi parla: il tono, il volume, le pause e, non da ultimo, il ritmo che deriva dal respiro. In una parola, il segno scritto perde molta di quell’emozione che trasmette il dialogo faccia-a-faccia.
Del resto, le stesse ricerche di Mehrabian sembrano confermare come in un processo comunicativo la comprensione del messaggio dipenda solo per il 7% dal contenuto delle parole, mentre molto più determinanti appaiono il tono della voce (aspetto paraverbale: 38%) e i movimenti del corpo (aspetto non verbale: 55%).
Quindi, dapprima con le ormai vetuste emoticons e ora con le più “moderne” emoji, si è cercato di dare un’intonazione a corredo alle frasi scritte del web. L’impresa, se si può definire così, non è per nulla facile. Si pensi solo all’infinita varietà di mimiche facciali e di gesti che accompagnano, spesso senza nemmeno che ce ne rendiamo conto, i nostri dialoghi di persona. Cosa dire poi dell’altrettanto vasto campionario di atteggiamenti non verbali che cambiano in base alle culture, alle religioni, all’età?
Da qualche tempo, fra i principali vendor del mercato digitale, è iniziata una specie di competizione per dimostrare di avere “una pagina più del libro” (come avrebbe detto mia nonna). Apple ha fatto da battistrada, aggiungendo alla sua collezione di faccine le differenziazioni in base alle etnie e le rappresentazioni delle coppie dello stesso sesso.
Tuttavia, il vero strappo alla regola del politically correct l’ha fatto quella sorniona di Microsoft introducendo il non propriamente elegante dito medio nella carrellata di immaginette che, a dire di Emojipedia, arricchiranno il database di Windows 10. Forse, un tentativo per recuperare il tempo perduto, dato che il colosso di Redmond non è stato sicuramente rapidissimo nel saltare sul carrozzone degli emoji di ultima generazione.
Ad ogni buon conto, questa scelta “poco educata” da parte di Microsoft contempla altri cambiamenti estetici che, fra le altre cose, fanno anche presagire verosimili contromosse da parte di iOS (Mac OS) Apple e Google Android. Se il middle finger sarà disponibile nelle versioni multietniche grigio neutro, rosa e varie tonalità di marrone fino al nero, le novità cromatiche contemplano anche il ridisegno del colore delle pelle che rompe il dominio giallo-brillante tipico di Apple e Google. Il rosino pallido delle emoji versione Windows 8.1, nella nuova release sposa il grigio chiaro e, sul piano più squisitamente estetico, viene ampliato l’assortimento di volti e acconciature.
Tornando al “gestaccio”, diversi e insistenti rumors fanno pensare che i principali concorrenti di Microsoft alla fine decideranno di “oscurarlo” sui loro sistemi. Fra qualche giorno sapremo se prevarranno i diktat aziendali o la pressione (che gli farà cambiare idea) messa in atto da parte di tutti quegli utenti che non vedono l’ora di sfogare i loro istinti più riprovevoli.
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