Diamo tutti per scontato che l’inizio di un nuovo anno rappresenti un ottimo pretesto per migliorare, trasformare e rivoluzionare i nostri progetti.
In realtà, questa “attesa” nasconde almeno due pericolose insidie:
- fissiamo il principio della “nostra rinascita” su una data già stabilita dal calendario, perdendo così di vista occasioni e opportunità “estemporanee” che si possono verificare nel corso dell’anno;
- giochiamo le nostre carte solo una volta, e nel caso la faccenda non si metta immediatamente per il verso giusto, ci rifugiamo nel comodo alibi del “Sarà per l’anno prossimo”, perdendo di fatto 365 giorni preziosi.
La verità è che gli inizi dipendono esclusivamente da noi. Oggi, per esempio, potrebbe diventare la data memorabile in cui finalmente ci mettiamo a fare ciò che avevamo sempre voluto fare. Domani o qualsiasi altro giorno, grazie alla nostra determinazione, si trasforma nell’anno zero in cui abbiamo smesso di convivere con tutto quello che non ci piaceva di noi.
I nostri desideri diventano eterni se non superiamo la paura di agire. Oggi, subito, adesso.
Qual è la scintilla che fa succedere tutto questo? Una cosa sola, la motivazione.
Nessun coach potrà mai motivare qualcuno che non avverte fra i suoi bisogni primari quello dell’azione. Anche leggendo tutti i migliori manuali sulla corsa, seduto sul divano nessuno può vincere la maratona.
Un bravo coach, e tutti possiamo esserlo di noi stessi, ispira il coraggio di uscire dai vecchi schemi.
L’ispirazione è una pratica quotidiana
Alla base di tutto c’è una domanda, anzi due: “Perché?” e “Perché no?”. Il rispetto dei confini (etici, legali, fisici) non va mai omologato al superamento dei limiti.
Chiediamoci ad ogni occasione in cui ci sentiamo intrappolati, come abbiamo fatto a finirci dentro, ma soprattutto di quali risorse disponiamo per tirarci fuori. La curiosità di andare sotto la superficie delle cose e dei fatti, molto spesso richiede lo stesso dispendio energetico del rammarico fine a se stesso.
Prima o poi, tutte le batterie si scaricano
“Non ho tempo” è il refrain che ci ripetiamo ogni qualvolta dobbiamo giustificare la nostra indolenza.
Le scuse ci sono (e ci stanno) tutte: i ritmi di lavoro, la famiglia, le incombenze. Tuttavia, se non capovolgiamo il punto di prospettiva, le batterie si scaricano rapidamente e tutto diventa sempre più complicato.
Pianificare il nostro benessere essenziale è fondamentale. Il tempo è una risorsa scarsa, ma proprio per questo è necessario ottimizzarla.
La stessa persona può fare la medesima cosa in un’ora, in un giorno, in una settimana. Da cosa dipende? Di certo, non dalla “cosa”. La differenza la fa la carica che la persona ci mette.
Dunque, la parola magica è “ricaricarsi”. Meditare, fare esercizio fisico, prendersi cura di sé, non sono “perdite di tempo”, al contrario si configurano come un investimento ad alto rendimento che giova al resto delle nostre occupazioni.
Responsabili di noi stessi
Così come siamo portati a cercare il colpevole di un guaio, prima ancora di preoccuparci a trovare il modo per risolverlo, anche nelle questioni che ci riguardano direttamente non perdiamo tempo a individuare un capro espiatorio:
- Arriviamo in ritardo? Non ha suonato la sveglia.
- Non vendiamo? Il mercato non capisce i nostri “fantastici” prodotti.
- Non abbiamo fatto la relazione? Si è rotta la stampante (la versione professionale del “cane mi ha mangiato i compiti”).
Se pretendiamo dagli altri un alto senso di responsabilità, noi dobbiamo averne (e dimostrarne) il doppio.
Vedere il bello, il buono e il giusto
Il buon Schopenhauer aveva già capito tutto più di due secoli fa. Se il mondo esiste solo sotto forma di rappresentazione, e tutto dipende con quali occhi (e mente) lo guardiamo, va da sé che un buon stato d’animo ci fa vedere la vita a colori.
Il problema è che ci concentriamo prevalentemente sulle cose che non funzionano, sui problemi, sui piccoli o grandi disastri. Così facendo, le nostre “rappresentazioni” del mondo tendono al grigio e finanche al nero
Che non si tratti di questioni irreversibili lo dimostra il fatto che la nostra routine continua comunque a inanellare un giorno dopo l’altro. Ma perché il flusso della nostra vita si carichi di positività, dobbiamo fare spazio (mentale) alle cose (nostre e degli altri) che apprezziamo.
Come? Per esempio, scrivendole. Avere sott’occhio ogni giorno quello che di bello ci è accaduto (un “buongiorno” inatteso, il sorriso di un bambino, la leggerezza di una foglia nel vento) migliora il nostro umore e, di conseguenza, il mondo.