Muhammad Ali è morto. Se ne è andato un campione del pugilato, dello sport, della vita. Per pochissime persone al mondo è possibile scorgere il segno del loro passaggio in un prima e in un dopo. Sono quelle persone che hanno innescato una trasformazione che è andata ben al di là del loro ambito di riferimento. Muhammad Ali è stata una di queste.
Muhammad Ali, un leader
Qual è la caratteristica che accomuna tutti i leader di successo? La capacità di parlare in maniera autentica. Quando togliamo di mezzo il filtro che, nostro malgrado, utilizziamo unicamente per compiacere qualcuno, ecco che improvvisamente diventiamo veri, reali, credibili.
Muhammad Ali non aveva certo la profondità analitica di Martin Luther King, ma parlava senza mezzi termini e arrivava dritto alla questione. In una parola, era autentico.
Essere un messaggio
Ci sono molti campioni che eccellono nella loro specialità. Tuttavia, la loro grandezza resta “dentro” l’ambito di riferimento.
Muhammad Ali è andato oltre il personaggio per diventare un messaggio. E quando si diventa un messaggio i confini non esistono più. Per questa ragione i leader continuano a essere tali anche fuori dal loro campo specialistico.
[bctt tweet=”Nessun vietnamita mi ha mai chiamato negro. (Muhammad Ali)” username=”giowile”]
Vincere conoscendo la paura
Non importa quante volte siamo saliti su un ring e nemmeno conta se siamo i campioni del mondo, la paura ci segue sempre. L’adrenalina attraversa il corpo e due atteggiamenti fra loro contrapposti cominciano a combattere: lottare o scappare? Ci sentiamo paralizzati, impotenti, deboli e la tentazione di cedere alla seconda opzione si fa sempre più forte.
La paura è energia nervosa, ma pur sempre energia. E cosa serve più dell’energia in un combattimento? La possiamo trasformare in una consapevole spavalderia (Muhammad Ali era maestro in questo), in carburante per le nostre idee, in forza mentale e fisica. In tutti i casi, la paura ci ricorda di stare concentrati e di cambiarle positivamente il segno. A questo punto, il ring può essere anche il palco dove fra un po’ andremo a fare la nostra presentazione.
Rialzarsi sempre
Qualche settimana fa, in occasione di una presentazione a un corso di formazione aziendale, il mio computer con tutta la sua dote di slide ha smesso improvvisamente di funzionare (blackout elettrico e batteria scarica). Panico!
Il mio cervello si è spento di colpo, come i fari dello stadio a fine partita. Poi, dopo una breve pausa, ho riordinato le idee e sono ripartito. Fra una dimenticanza e l’altra, mi sono concentrato sugli aspetti principali e sono riuscito a coinvolgere il pubblico facendo leva soprattutto sull’autenticità del dialogo che stavo proponendo.
Dico spesso che l’improvvisazione è il risultato di una lunga preparazione. Questo è un caso tipico in cui la conoscenza dei propri argomenti (il duro allenamento in palestra per Muhammad Ali, la preparazione per noi) ci viene in soccorso nei momenti più duri e imprevisti.
[bctt tweet=”È restare al tappeto senza rialzarsi che è sbagliato. (Muhammad Ali)” username=”giowile”]