15 minuti di celebrità, dove sono i nostri?

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Fuochi artificio, 15 minuti di spettacolo

15 minuti di celebrità Andy Warhol li aveva garantiti pressoché a tutti. Problema: il medium si è dilatato all’inverosimile e con esso anche la concorrenza ha subito un trend di crescita esponenziale. A parte quelli che in questo tagadà dell’esposizione 24/7 bramerebbero 15 minuti di anonimato assoluto, l’eterna lotta è sempre quella di farsi notare. Le piattaforme sociali sono nate per questo scopo, ma solo la mucca viola spicca in un mondo tutto marrone.

[bctt tweet=”La grandezza dà celebrità, ma la celebrità non è garante di grandezza. (Alessandro Morandotti)” username=”giowile”]

Social media differenti, post differenti

Creare un contenuto di qualità è sempre una bella fatica e non sempre ci si riesce. Tuttavia, una volta trovata la quadra, viene praticamente spontaneo (e comodo) spiattellarlo identico dappertutto. Sbagliato!
La funzione principale di un post è quella di arrivare a far compiere un’azione a delle persone (dal “Mi Piace” al click sul link). Siccome al bar sport non troviamo (generalmente) le stesse persone della buvette del teatro, dobbiamo creare messaggi specifici per ogni tipologia di pubblico tipica delle varie piattaforme sociali. Solo per rimanere sulla superficie del problema, appare sufficientemente ovvio sostenere che un post “leggero” pensato per Facebook non possa andare bene tal quale su Linkedin, che Pinterest va nutrito con immagini di qualità, che Twitter “lavora” sulla sintesi e sugli hashtag.

15 minuti, carpe diem!

Esistono centinaia, forse migliaia, di variopinte infografiche che, a mo’ di orario dei treni, suggeriscono le tempistiche (tutte infallibili!) di pubblicazione sui vari social media. Gli orari di maggior affollamento su ogni social media possono sicuramente rappresentare un buon punto di riferimento, ma in ogni caso occorre essere consapevoli che:

  • si basano su pubblici generici;
  • più gente c’è, meno possibilità abbiamo di farci notare (specie su Twitter dove il contenuto vive nell’istante in cui viene pubblicato);
  • la fruizione dei contenuti da desktop è più “riflessiva”, quella mobile è più improntata sulla velocità e sulla mancanza di tempo per approfondire;
  • molte “bibbie del timing perfetto” non tengono conto della fruibilità mobile per cui ogni utente è praticamente always connected.

Per farla breve, analizziamo tutti i parametri che possiamo ricavare dalle analitiche incorporate nei vari social media (i più pigri possono sempre affidarsi alla “programmazione automatica” dell’algoritmo di Hootsuite), ma non fermiamoci qui. Infatti, anche se tutti gli indicatori confermassero che il nostro momento migliore di pubblicazione fosse quello tipico della colazione (ore 7,30-8,00), avrebbe senso a quell’ora fare un post con la foto di un gigantesco hamburger gocciolante di ketchup?

[bctt tweet=”La notorietà senza merito ottiene una considerazione senza stima. (Nicolas de Chamfort)” username=”giowile”]

Coerentemente pianificati

Lasciando sullo sfondo la questione degli orari e i famosi 15 minuti, uno dei fattori di maggior successo sui social media è senz’altro la coerenza. Detto in maniera un po’ più pragmatica, la relazione sociale (offline come pure quella online) è fatta di appuntamenti, abitudini, aspettative.
La coerenza è contemporaneamente puntualità e sostanza. Se abbiamo maturato una certa credibilità sulla trattazione di determinati argomenti, il nostro pubblico di riferimento si aspetterà un nostro intervento ogni qualvolta ci sarà una novità in quell’ambito specifico. Allo stesso modo, se siamo diventati così bravi da influenzare la discussione social in occasione di particolari eventi televisivi (da MasterChef a Ballarò), il target vorrà trovarci presenti in quei momenti. Fatta semplice, è il nostro piano editoriale.

Non si scappa dalla Call To Action

L’invito all’azione è sostanzialmente un post che determina una risposta immediata da parte del target. Ovviamente, pena il “fare pena”, non dobbiamo concludere ogni post con i classici “Chiama adesso!”, “Per saperne di più…” e “Visita il mio nuovo sito”.
Anche la Call To Action deve essere il risultato di un’elaborazione creativa, emotiva, persuasiva. Volete mettere la forza di “Lo voglio!” rispetto all’antiquato “Acquista”, di “Comincia ora!” in luogo del vetusto “Clicca qui”, di “Subito un regalo per te!” invece dello stantio “Gratis”?

[bctt tweet=”La fama è ciò che resta della popolarità, spenti gli applausi. (Roberto Gervaso)” username=”giowile”]

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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