No, il sì della motivazione

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Quando ci dicono di stiamo mille volte meglio di quando ci sputano in faccia una raffica di no. Lo so, non ci vuole un genio per capire che mentre il prepara l’accordo fra le persone, il no allontana e blocca il dialogo.

Eppure, magari anche in buona fede, dispensiamo no a piene mani, anche quando vogliamo dire (“No, no, sono d’accordo con te…”) e, come se non bastasse, siamo diventati pure maestri nel riuscire a camuffarlo nelle situazioni più disparate (“Ci penso”… hai già pensato di no).

In sostanza, nelle nostre relazioni interpersonali diciamo più no che , facendo spesso dei danni senza avere neppure la percezione di averli fatti. E non ce ne accorgiamo perché utilizziamo il no come fosse un intercalare, un po’ come il proverbiale “cioè” degli anni ottanta.

Quindi, il no è sempre dannoso? Ovvio che no (of course)! Ci sono almeno due situazioni in cui il suo impiego è auspicabile:

  • quando un bambino di tre anni sta cercando di masticare il filo elettrico del ferro da stiro
  • quando siamo alla ricerca della nostra motivazione

Se il primo caso rientra nell’ambito delle relazioni con gli altri, il secondo è decisamente più intimo e personale.

Ed è proprio quest’ultima modalità a marcare la differenza fra la motivazione e le sua pressoché totale assenza.

I pensieri che ci disturbano

Sarebbe bello poter mettere a tacere con uno schiocco di dita il flusso dei pensieri che ci assillano. Stiamo cercando di fare una determinata cosa, ma ecco che cominciamo a pensare ad altro, poi ad altro ancora… senza mai portare a compimento alcunché.

La chiave sta nell’isolare il momento presente, ovvero quel frangente che avvertiamo come decisivo per raggiungere il risultato che ci siamo prefissati. Allora dobbiamo chiamare in nostro soccorso tutta l’autodeterminazione di cui siamo capaci, cominciando a dire “no” alle più disparate distrazioni, dai social alle deviazioni del pensiero.

In sostanza, l’obiettivo è quello di ridurre progressivamente la nostra dipendenza dalla dopamina. O meglio, passare dalla gratificazione immediata a quella più a lungo termine.

Roma non è stata fatta in un giorno

Nonostante ne abbiamo piena consapevolezza, continuiamo a smantellare la motivazione a colpi di scuse. E sappiamo come in molte situazioni non ci pare vero trovare un problema per ogni soluzione. Ci alleniamo per 10 minuti e pretendiamo di poter correre la maratona, magari con tempi da record. Ed ecco che desistiamo, semplicemente perché non siamo in grado di dire no alle scuse.

Se c’è una cosa che mi ha insegnato l’università è la continuità. Spesso chi arriva a concludere il ciclo di studi è proprio quello studente che, nonostante non fosse un genio, ha perseverato nel raggiungimento del suo obiettivo e non si è mai perso d’animo.

Del resto, a incidere la roccia non è la forza della goccia, ma la sua costanza.

Prigionieri del passato

Ci impegniamo con molta fatica per migliorare i nostri approcci al mondo. Poi, basta un nonnulla perché le vecchie modalità rientrino in campo, vanificando in un battibaleno tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.

A fatica smettiamo di fumare, ma è sufficiente una sera con gli amici, un tiro ed ecco che ripiombiamo di nuovo nel vizio. Dire di no al passato significa avere consapevolezza di sé, riflettere sul nuovo percorso che, come in questo caso, ci ha allontanato dal fumo, valutare non tanto la contingenza, ma la nostra reazione a quella contingenza. Come dire, accettiamo la situazione o accettiamo noi stessi?

“Difficile” è la stessa cosa di “non è facile”, ma con una differenza abissale

Sappiamo che è impossibile non pensare all’elefante rosa. La nostra mente per non pensarci deve prima elaborare l’immagine cui non dobbiamo pensare, ed ecco apparire l’elefante dal colore improbabile.

Ciò succede perché per il nostro cervello il non è una parola fantasma. Provate a dire a qualcuno “Non ti preoccupare” e vedete se non comincia ad agitarsi.

Sapendo questo, usiamo il non come un grimaldello per scardinare la demotivazione. Quando ci sembra tutto terribilmente complicato, sostituiamo “difficile” con “non è facile” e la nostra mente, scartando l’avverbio di negazione, tratterrà solo “facile”. Semplice, no?

Fare paura alla paura

Tutte le volte che può, la paura si impossessa della nostra mente. A parte le situazioni in cui è vitale preoccuparsi e agire di conseguenza (magari, scappando), in tantissimi altri casi la paura la inventiamo noi e la alimentiamo con i nostri pensieri.

Ci piacerebbe, ma non facciamo quella determinata cosa perché abbiamo paura…” e, pertanto, non cominciamo nemmeno a raccogliere le risorse che ci consentirebbero almeno di provarci.

Il coraggio non è infischiarsene della paura (che è un atteggiamento anche altamente pericoloso), ma controllare la paura ed impedirle di paralizzarci.

Foto di Bruno Nascimento

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Categorie: Coaching

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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