“Pensa positivo” è il classico rilancio che segue la preoccupazione. Facile a dirsi, ma è molto più complicato metterlo in pratica. Del resto, gran parte di noi è programmata per pre-occuparsi di tutto ciò che deve ancora verificarsi e lo fa immaginando che capitino le cose peggiori.
Nasce così l’ansia paralizzante che ci fa vivere in maniera inquieta, incerta, timorosa, tutti i giorni precedenti l’evento. Quante volte ci siamo sentiti dire che “l’esame di maturità era una ca##ata”? Ma intanto non ci dormivamo la notte.
Poi, una volta superato (più o meno brillantemente) è toccato a noi dire la stessa cosa a coloro che lo dovevano ancora fare. È la prova che, come sta a dimostrare la parola stessa, ci occupiamo prima (e in maniera sempre esagerata) di tutto ciò che ancora deve succedere.
Già a questo punto, il pensiero razionale dovrebbe indurci a valutare la situazione sulla base dell’esperienza:
- quanto potrebbe essere probabile un esisto catastrofico?
- nella peggiore delle ipotesi, quanto sarebbe grave?
- in passato, nel caso di circostanze simili, come è poi andata a finire?
La realtà è spesso solo immaginata
Il nostro cervello è portato a non distinguere fra la realtà e qualcosa di vividamente immaginato. Ovviamente, questo processo vale sia per i pensieri positivi che per quelli negativi. Tuttavia, se ci limitiamo a “pensare positivo”, distorcendo le dinamiche che ci circondano, non otterremo dei grandi risultati. Come dire, pur pensando positivo, a un esame non riuscirò a prendere trenta e lode se non conoscerò nemmeno il colore delle copertine dei libri.
Ecco allora che solo agendo in maniera attiva (studiando con ottimismo), è probabile che le aspettative (razionali) di successo si concretizzino. Fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità, ci aiuta ad allontanare i pensieri negativi.
Per altro verso, abbiamo una predisposizione pressoché innata a concentrarci più sulle cose negative che su quelle positive. Lo sapeva bene Charles Dickens: “Perché dubiti dei tuoi sensi? Perché un nonnulla basta a turbarli”.
Ora, se ci può essere una via di fuga dal cortocircuito dei pensieri ostili, credo che la possiamo trovare solo allenandoci a vedere quante sono le cose positive che ci capitano tutti i giorni. Di certo, molte, ma molte di più, di quelle avverse.
Siamo migliori più di quanto crediamo
La perfezione esiste solo nella traiettoria della sua continua ricerca. Infatti, è questo viaggio che ci porta a essere ogni giorno migliori di ieri.
Il nostro futuro, salvo rare eccezioni, non è un fatto assolutamente imprevedibile, ma la somma di piccole e piccolissime cose (volersi bene, leggere un libro, essere curiosi).
A volte, il poco vale più del molto
Ricordo che agli inizi, c’era gente che collezionava “amici” su Facebook come fossero punti del supermercato. Alla base di tutto ciò c’era un’equivalenza piuttosto stupida: “più amici ho e più sono importante“.
Fortunatamente, anche sui social quel gran maestro del tempo ci ha insegnato che la parola “amico” non vale in termini di quantità, ma la sua essenza è incastonata in una carezza inattesa, in un aiuto imprevisto, in una domanda che racchiude tutto il bene del mondo: “Hai mangiato?”.
Tutti quei “no” mascherati che fanno male a noi e agli altri
Siamo davvero strani. Pronunciamo “no” in quantità industriale, mentre non ci facciamo scrupoli a centellinare i “sì”. Addirittura, pronunciamo una mitragliata di “no” anche quando vogliamo esprimere accordo: “No, no, sono assolutamente d’accordo con te!”.
Il “no” blocca e destabilizza, pertanto va utilizzato solo quando è davvero necessario ottenere quel tipo di risultato. E invece, con la falsa convinzione di non ferire noi stessi e gli altri, lo occultiamo con frasi come “Non credo di farcela” (non ce la fai), “Ci penso se venire” (non ti vedranno mai), “Forse vi raggiungo dopo” (sono ancora lì che ti aspettano).
La ragione positiva
Ogni giorno, senza riflettere un granché, ci lasciamo andare a una miriade di comportamenti illogici. Spesso sono addirittura quelle stesse routine che biasimiamo negli altri.
Non c’è scritto da nessuna parte che le scorciatoie mentali (le euristiche), dato che hanno avuto successo in un determinato contesto, possano essere applicate ovunque. Ecco allora profilarsi l’abitudine che ci porta a replicare gli errori (i bias cognitivi).
“Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita”, è la frase ormai epica pronunciata da Tonino Guerra in uno spot di parecchi anni fa. Tuttavia, perché assuma caratteri di concretezza abbiamo bisogno di guardare ogni giorno oltre i limiti che noi stessi ci siamo costruiti tutti intorno.
Foto di Glen Carrie
La leggero ogni giorno mentre studio per Helsinki! Quanta verità contiene ogni parola scritta.
Pensiamo positivo ! E non solo ….
“Fare o non fare. Non c’è provare” (cit. Yoda)