Definire l’estetica del testo per scrivere contenuti in maniera efficace è una faticaccia. Come se non bastasse, lo scrittore del web è costantemente afflitto da due pensieri ridondanti: con la supremazia e l’istantaneità delle immagini nessuno legge più alcunché e quei pochi che lo fanno, perché dovrebbero leggere proprio quello che scriviamo noi?
Uno stato d’animo che ricorda da vicino quel senso che cercavamo invano nello studio de “I promessi sposi”. In fondo, nessuno nega che sia un bel libro di formazione, ma la sua obbligatorietà scolastica lo rende del tutto impermeabile all’attrazione esercitata dai tanti spunti culturali e storici. Insomma, il dilemma resta: perché qualcuno dovrebbe morire dalla voglia di leggere le nostre elucubrazioni?
Questo è il punto di partenza
Scrivere è distillare dei pensieri che ci frullano in testa, allo scopo di condividerli con altri. Pertanto, il problema non riguarda solo il saper scrivere bene (che in ogni caso resta un’abilità fondamentale), ma anche come rendere esteticamente attraente il risultato delle nostre “fatiche”.
Prima i contenuti importanti
Le 5W rappresentano da sempre il pilastro del giornalismo. “Chi”, “cosa”, “quando”, “dove” e “perché” sono le prime informazioni che il lettore si aspetta di trovare fin da subito in un articolo. Prima il messaggio chiave, poi tutto il resto (dettagli, approfondimenti, fonti).
La coerenza è importante
Introdurre subito l’idea centrale è fondamentale, allo stesso modo diventa strategica la coerenza fra i paragrafi. In sostanza, un flusso ordinato del testo stimola il lettore ad arrivare fino in fondo. Problema-soluzione-vantaggio è uno schema ricorrente nella scrittura persuasiva. Nulla vieta che ogni paragrafo si basi su questi presupposti, facendo tuttavia attenzione a non perdere il ritmo espositivo. Ciò si può scongiurare con un uso quasi scientifico della punteggiatura: più morbida nelle frasi lunghe, più secca (quasi stizzita) nelle frasi brevi.
[bctt tweet=”La conoscenza non è il possesso della verità, ma di un linguaggio coerente. (A. de Saint-Exupéry)” username=”giowile”]
La partita si gioca tutta nei primi tre paragrafi
Esiste una somiglianza fra l’attenzione prestata a un articolo e l’importanza assegnata ai risultati di una ricerca su Google. Tutto quello che è in cima è ritenuto maggiormente degno di attenzione.
Questo è il motivo per cui la “polpa” dei contenuti andrebbe sempre messa nei primissimi paragrafi dell’articolo.
Pareto, ancora lui
Con ogni probabilità, tutti conoscono la regola 80/20 perché viene invocata nei contesti più disparati. Per quel che ci riguarda la sua validità viene confermata dal fatto che solo 2 persone su 10 iniziano a leggere l’articolo, le altre 8 si fermano al titolo.
Ma non è solo una questione di titolo, perché anche i due “superstiti” sono pronti a ricredersi dopo i primi paragrafi. Va da sé che il coinvolgimento, anche emotivo, deve essere massimo in ogni sezione. Si tratta di un lavoro da affidare ai sottotitoli (i blasonati H2) che, oltre a spezzare visivamente il “muro” di testo, fungono da ancore (e da bussole) per il lettore.
L’estetica del come
Sono sempre meno coloro che, specie sul web, leggono un articolo da cima a fondo. È verosimile supporre che si verifichi uno switch continuo fra la modalità di lettura sequenziale e quella a scansione. Praticamente, lo sguardo d’insieme sull’articolo (modalità simultanea) passa alla fase di lettura (modalità sequenziale) quando incontra una frase o un paragrafo ritenuti degni di approfondimento. Ecco allora spiegata l’importanza degli H2.
[bctt tweet=”Etica ed estetica son tutt’uno. (Ludwig Wittgenstein)” username=”giowile”]
Fonti, citazioni, prove
Nel parlare corrente mi capita spesso di citare Platone. È un modo, per me ormai al limite dello stucchevole, di circondarmi di “amici” importanti che sostengono questa o quell’altra tesi (“Non lo dico io, lo dice Platone!”).
In un articolo, citare l’autorevole lavoro di altri, aumenta significativamente il tasso di fiducia del lettore. Come sempre, anche questo espediente va utilizzato con parsimonia. Infatti, è un attimo passare dall’efficacia delle prove all’interruzione del filo conduttore di tutto il ragionamento.
Prendere il lettore al gancio
Quando scansioniamo un articolo, ci sono delle parti sulle quali ci soffermiamo di più. È come se in quel punto ci fosse un gancio che ci trattenesse e ci obbligasse ad approfondire il contenuto.
“Ecco perché”, “Mi spiego meglio”, “Può sembrare assurdo, ma è così” sono frasi che catturano e bloccano all’istante. Tuttavia, guai a esagerare, perché quando tutto diventa superlativo, niente lo è più.
Gli effetti speciali
Immagini, GIF animate e i cosiddetti tweetbox arricchiscono l’articolo e, come si dice, gli conferiscono un certo “movimento”. Ovviamente, anche gli elementi multimediali devono esprimere coerenza con il testo. Per capirci, sono molto affezionato a Lucky, ma qui non c’entra niente.
Piccolo è bello e leggibile
Le frasi sono sempre troppo lunghe. Ovvero, c’è sempre qualcosa che si potrebbe eliminare. Ma che dolore! Intendiamoci, le frasi lunghe non sono il male in senso assoluto, ma cominciare a tararsi attorno a una decina di parole per frase dà luogo a contenuti più chiari, incisivi, scattanti.
Lo spazio bianco non è uno spazio vuoto
Lo spazio bianco sta alla scrittura come l’equilibrio delle forme sta al design. Frasi ben distanziate fra loro e dai bordi destro e sinistro aumentano sensibilmente la leggibilità del testo. Come si usa dire, un buon testo è un testo che respira.