Di questi tempi, pare che tutti siamo diventati i depositari della verità assoluta. Perfino i terrapiattisti non ammettono dubbi sulla loro incrollabile fede nella dottrina anti-sferica.
Così, finiamo per credere solo nella nostra vera verità che funge anche da respingente nei confronti delle alternative che la contraddicono o, per altri motivi, troppo scomode per essere affrontate e accettate.
La questione, vista solo sotto il profilo della relazione con le altre persone, potrebbe venire classificata come normale dialettica fra opinioni diverse, ancorché arricchita da coloriture folkloristiche dovute alle prese di posizione più azzardate e improbabili.
Sta di fatto che quando non nutriamo la benché minima perplessità sulle nostre “granitiche” convinzioni, è come se rinunciassimo all’adozione del senso di responsabilità per le disavventure che in più riprese la vita ci para davanti.
La comodità di non pensare o di “dire solo quello che si pensa” (che è la stessa cosa), lasciando fuori dalla porta il coraggio di interrogarsi, alla lunga conduce all’insoddisfazione personale e alla stanca ripetizione degli stereotipi.
La vita non è facile, ma comunque vale la pena di essere vissuta
Ogni giorno, anche stando lontani dalle emergenze e dagli imprevisti, dobbiamo affrontare una miriade di difficoltà. A volte, le battute d’arresto sono così gigantesche che siamo addirittura portati a pensare a un accanimento dell’ingiustizia solo nei nostri confronti.
In realtà, la “nuvoletta di Fantozzi” rimane sempre sospesa sulla testa di tutti, e quelli che sembra non si bagnino è perché affrontano la cattiva sorte partendo dal (semplice) presupposto di essere vivi.
Abbandonare le certezze della zona di comfort, in cui si sollazzano molte delle “nostre” verità, significa convincersi che spessissimo non c’è un motivo razionale per cui le cose succedono. Succedono e basta, così come è inevitabile che le persone facciano quello che fanno.
Ogni giorno, quanto tempo e quanta energia sprechiamo nei loop infiniti delle discussioni border line sui social? Fermiamoci! Accalorarsi per le cose che non possiamo controllare non ha per niente senso.
La durata non è sempre la misura della felicità
Quando sento dire “quella coppia sta insieme da trent’anni, vorrà pur dire che sono tutti e due felici?”, sento un brivido che mi percorre tutta la schiena.
Senza negare l’esistenza di relazioni durature e appaganti per entrambi i partner, ho come l’impressione che l’osservazione “da fuori” sia frequentemente affetta da un difetto di messa a fuoco.
Ancora una volta abbiamo a che fare con una comoda verità sommaria che impedisce di vedere, invece, quanto sia tossica l’abitudine. Anche quando quest’ultima mostra tutti i caratteri dell’insofferenza.
Così diventa vera verità solo il tempo investito in quella relazione, reiterando il medesimo ciclo dell’infelicità per altri anni e addirittura decenni. Per sempre.
Anche in questo caso, accettare un’altra verità, per quanto dolorosa, è sempre il primo passo verso la conquista della felicità.
Sbagliare è sempre meglio di niente
I demoni del marketing parlano del paradosso della scelta. Avendo davanti molte o, peggio, infinite possibilità, la paura di sbagliare consiglia di non decidere. Così, la paralisi dell’analisi si impadronisce di noi e non ci fa agire.
Quando prendiamo una decisione, non abbiamo mai tutti gli elementi. Anche perché molti di questi, pur sapendo della loro esistenza, sono fuori dalla nostra possibilità di valutazione. Ne deriva un’altra verità scomoda: pensare troppo si traduce nel nemico che si vuole combattere, l’improduttività.
Nessuno è perfetto
Lo neghiamo continuamente anche noi stessi, ma la cosa che ci affascina di più è l’imperfezione. Siamo umani proprio perché i difetti ci rendono unici.
Tutti quelli che dicono di avere la verità in tasca, mostrano solo la loro debolezza e, cosa non da poco, non riescono nemmeno a rendersi conto della misera consapevolezza che hanno di se stessi.
“Io lo so”, “tu non capisci”, “vatti a informare” sono le nebbie di una presunta verità che cela gli stessi limiti di pensiero di chi le pronuncia.
Il momento migliore per fare una scelta
Sono affascinato dalle parole anche perché, per molti versi, sono quelle che mi danno da vivere. Ma da qualche tempo me ne frulla in testa una in particolare che, forse per ragioni legate all’avanzamento dell’età, avevo del tutto trascurato. Questa parola è “adesso”.
Non sappiamo quanto ci resta da vivere e il momento migliore per fare qualsiasi scelta è adesso. Non penso solo alle decisioni che incidono sulla nostra vita professionale che, a ben vedere, l’esperienza ci dice che andavano prese addirittura ieri, ma soprattutto a tutti quegli abbracci che continuiamo a rimandare, a quelle scuse che procrastiniamo da troppo tempo, a quelle carezze che la paura ci ha fatto congelare.
Adesso. L’unica verità che vale la pena di perseguire è incastonata in questa piccola parola.
Foto di Julie Kwak