Cos’è una presentazione? Quattro amici al bar

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È noto come i nostri atteggiamenti mutino in relazione al contesto. Così, siamo smart quando affrontiamo situazioni che per noi hanno un carattere familiare, mentre ricerchiamo un’impostazione formale (voce, lessico, gesti) tutte le volte che dobbiamo entrare nel “ruolo”.

Ed è proprio in quest’ultimo caso che molto spesso sembriamo innaturali, se non del tutto ridicoli. Per uscire da questo corto circuito, sarebbe sufficiente che ci osservassimo mentre chiacchieriamo con i nostri amici e (banalmente) vogliamo convincerli di andare a vedere un film anziché un altro: manteniamo a lungo il contatto visivo, proiettiamo energia e passione, restiamo connessi, cerchiamo di suscitare interesse e curiosità e, non da ultimo, elaboriamo messaggi chiari e convincenti.

Se tutto questo funziona, perché non adottiamo gli stessi presupposti anche quando facciamo una presentazione (con o senza slide) davanti a una platea? Del resto, lo scopo per cui siamo su quel palco è il medesimo: ispirare, guidare, convincere.

Tutto inizia con il mettere subito in chiaro lo scopo

Una presentazione non è mai un’esercitazione fine a se stessa. Cioè, non si tratta di far vedere “quanta ne sappiamo”, ma consiste nell’illuminare un obiettivo che ci auspichiamo possa venire condiviso.

La chiave di tutto questo ha un nome: consapevolezza. Prima di raccontare cosa facciamo è fondamentale trasferire nell’immaginario del pubblico perché lo facciamo. Dalla consapevolezza alla credibilità il passo è breve.

Una mappa per non perdersi

La premessa iniziale è di fatto una promessa.Oggi vi parlerò di tre cose” (Steve Jobs docet) o “Quello che sto per dirvi cambierà il vostro modo di vedere il mondo” sono incipit che funzionano per attirare (e afferrare) l’attenzione del pubblico.

Però, tutto va a farsi benedire se poi non siamo coerenti. Ovvero, anziché “tre cose” ne esplicitiamo solo una sola (o cinque), mentre alla fine dei conti “la nuova visione” risulta essere solo un insieme raffazzonato di concetti triti e ritriti.

In definitiva, le premesse promesse vanno mantenute, pena la perdita di contatto emotivo con le persone del pubblico.

Un’idea, solo un’idea

In una presentazione di un’ora e più è molto facile divagare, vuoi perché siamo incalzati dalle domande del pubblico o per il semplice motivo che ci “facciamo prendere la mano” dagli argomenti più affini ai nostri interessi.

Per non deragliare, l’idea principale della presentazione deve sempre rimanere l’idea principale. Non si tratta di un gioco di parole, ma della necessità di tornare sempre al punto, soprattutto quando ci rendiamo conto di allontanarci troppo.

Vincere la noia

Un elenco puntato o, ancora peggio, un foglio di calcolo schiaffati dentro una slide sono il modo migliore per trasferire seduta stante l’attenzione delle persone del pubblico da noi allo smartphone (che tutti hanno a portata di mano, se non addirittura in mano fin dall’inizio della conferenza).

Senza rubare il mestiere a chi è capace di farlo molto meglio di noi, quando progettiamo una slide mettiamoci nei panni di un designer. Ovviamente, i risultati non potranno essere equiparati, ma questo atteggiamento ci mette nella condizione (fondamentale) di comunicare e non solo di informare.

Quindi: scegliamo i colori più pertinenti per evocare emozioni, mettiamo solo un argomento per ogni slide, dimentichiamoci dell’esistenza dei template e delle transizioni hollywoodiane e, quando è possibile, inseriamo le immagini (di qualità) a tutto schermo. In estrema sintesi, ogni slide deve essere pensata e realizzata come se fosse un cartellone pubblicitario.

Interazione con il pubblico

Sappiamo tutti che l’attenzione dura solo una manciata di minuti (da 8 a 15), ma quello che facciamo finta di non sapere è che il pubblico è solo a una frazione di secondo da Facebook, Linkedin, Twitter e compagnia cantante.

Cosa significa? Ben venga l’idea principale avvincente, ma senza un reale coinvolgimento del pubblico, alla lunga tutto perde interesse. Specie se la presentazione richiede molta attenzione, ogni 5-10 minuti diventa di importanza capitale l’introduzione di alcune azioni interattive: la richiesta di opinioni, la creazione di un sondaggio (per esempio, utilizzando una delle tante piattaforme online come Mentimeter), i giochi basati sul problem solving, l’invito esplicito a porre delle domande (magari, sollecitando l’alzata di mani).

L’estetica vuole la sua parte

I gesti, i movimenti e, in generale, tutta la comunicazione non verbale sono gli elementi cruciali di ogni presentazione d’impatto. Il presentatore che parla due o più ore da seduto, dice addio a gran parte dei significati che il suo corpo è in grado di trasmettere.

Senza ovviamente esagerare, un pizzico di teatralità accresce l’esperienza che il pubblico si porterà a casa.

L’impatto della voce

Subito dopo qualche secondo di silenzio (fondamentale per innescare la curiosità del “Questo qui, cosa avrà di così importante da dirci?”), l’aspetto che subito dopo viene giudicato è la voce.

Oltre a bruciare letteralmente la tensione (ce l’hanno tutti, anche i presentatori più consumati), iniziare con un tono e un volume di voce decisi evita di terminare la presentazione “recitando il rosario”.

Fateci caso, più si parla e più la voce tende naturalmente ad affievolirsi. Va da sé che iniziare sottovoce, alla lunga, e in particolare per quelli delle ultime file, finirà che vedranno solo il movimento delle nostre labbra.

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Cos'è una presentazione? Quattro amici al bar
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Cos'è una presentazione? Quattro amici al bar
Descrizione
Quando parliamo in pubblico modifichiamo i nostri comportamenti. Entriamo nel "ruolo" dimenticandoci della naturalezza che esprimiamo in altri contesti.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

1 commento

  1. – Mentimeter : figo ! non sapevo dell’esistenza di questi prodotti, ed in effetti molto utile perchè nel periodo che lo si utilizza, almeno siamo sicuri che la gente non va sui social !!!

    – Tutto vero anzi molto utile !! Ma trasformare esclamazioni da bar agli amici, con parole “educate” dal palco alla platea …. mmmhhhh

    – Un esempio di slide come dovrebbe essere e una come non dovrebbe essere il Prof Gridelli la poteva anche inserire, ma forse prossimamente nel corso avanzato a pagamento 😉

    – Concordo quanto sia importante essere se stessi in tutte le situazioni naturalmente aiutati dalle regole basi del Prof. Gridelli !

    – Una considerazione , ho cercato su google il significato della parola ” lessico” e dice: l’insieme degli elementi ( parole e locuzioni) …… –
    Quindi sono andato a vedere che significa “locuzioni” e dice: due o più parole avente una propria autonomia lessicale
    ;-)) non ce la posso fare …

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