Arrivo con un discreto anticipo nella sala dove farò il mio speech sulle tecniche di presentazione con le slide. Il luogo è ordinato e spazioso, lo schermo di proiezione è un gigantesco 16:9 (gli organizzatori mi avevano detto che il formato era il “classico” 4:3, ma poco male… ho sempre con me tutte e due le versioni).
Cerco il “tecnico” per definire con lui alcuni aspetti operativi (“Uso il mio computer o quello in dotazione?”, “C’è un radio-microfono per le domande del pubblico?”, “Le luci si possono spegnere per settori?”), ed ecco la sorpresa che non ti aspetti: “Purtroppo, il proiettore non funziona – indicando quello appeso al soffitto – ma nessun problema, a minuti dovrebbero portarne un altro che piazzeremo qui – puntando il dito verso uno sgabello che non aveva per niente l’aria di essere un campione di stabilità”.
Ora, dico subito che la presentazione, nonostante tutto, è filata liscia e il pubblico non è stato turbato più di tanto dall’accrocchio d’emergenza. Allora, di cosa mi lamento?
In sincerità, le due paroline “nessun problema” (spesso le usiamo anche come intercalare quando addirittura del problema non c’è nemmeno l’ombra) mi facevano avvertire un senso di scoraggiamento. Infatti, più che accettarle come una sorta di soluzione, mi avevano generato un malessere intriso di negatività.
Intanto, la parola “problema”, ancorché anteposta da “nessun”, presuppone che all’origine di tutto ci sia per l’appunto un problema. Nella fattispecie, io ero del tutto ignaro della situazione, ovvero per me il proiettore “ufficiale” poteva benissimo non aver mai funzionato fin dalla sua installazione. Tuttavia, la sottolineatura “nessun problema” lasciava presagire una grana, una seccatura o, quanto meno, un’incertezza. Come dire, tutte cose che non mettono di buon umore quando tutta la presentazione, come nel mio caso, è incentrata su come fare delle slide di qualità.
Ricapitolando, io non ero arrivato lì con un problema, ma il medesimo è sopraggiunto quando mi è stata fatta notare la défaillance tecnica. Tu organizzatore hai come compito principale quello di garantire un servizio, non di enunciarmi i tuoi problemi che, in definitiva, diventano anche i miei. Il servizio non è mai un problema.
Nella sostanza, il tuo tentativo di tranquillizzarmi (“nessun problema”), non ha rimosso un problema dalla mia vita, ma paradossalmente ne ha aggiunto uno. E ogni volta che ci carichiamo di una seccatura, la mente si mette in modalità negativa.
Non sto affermando di far finta di niente quando c’è un imprevisto, sto solo dicendo di non condividerlo con chi non c’entra nulla.