A distanza di anni ho ancora vivido il ricordo di alcuni miei professori delle superiori, compresi quelli delle materie (per me) “meno entusiasmanti”.
Dopo non averci capito un granché per un sacco di tempo, l’ultimo anno mi ero così appassionato alla chimica tanto da pensare seriamente di imboccare quella strada anche all’università.
La questione, con tutta evidenza, non era legata alla materia in sé, ma alla capacità della professoressa di mettere il suo cuore dentro la tabella periodica degli elementi. Un’abilità che, unita alla preparazione e alla passione per il suo lavoro, le permetteva di trasformare elettroni, atomi e molecole in bellezza.
Mi sono riaffiorate alla mente tali reminiscenze in questi giorni, guardando gli speech del Ted.
Anche quando l’argomento è tutto sommato “leggero”, il presentatore riesce sempre a lasciarmi dentro una specie di impronta o, per dirla in maniera più precisa, mi fa “sentire” l’essenza del suo ragionamento come qualcosa che da quel momento mi appartiene.
Così, un po’ per interesse professionale e un po’ per curiosità, ho cercato di cogliere i tratti comuni dei protagonisti che calcano quei palcoscenici così prestigiosi.
La comunicazione prima di tutto
Per tutti gli speaker il faro è rappresentato dal cerchio d’oro di Simon Sinek, ovvero raccontano perché fanno ciò che fanno, come lo fanno, cosa fanno. Esattamente in quest’ordine.
Una comunicazione tutto sommato lineare che tuttavia viene utilizzata al meglio per ispirare, motivare e appassionare. È come se il presentatore trascinasse tutto il pubblico sul palco e lo invitasse a perseguire il suo stesso scopo.
Si capisce così che comunicare non è solo parlare, ma si tratta di saper “disegnare” nella mente degli altri dei significati, dando la sensazione, al tempo stesso, che siano sempre stati lì.
Cambiare la vita delle persone
In venti minuti o poco più riescono a influenzare le persone del pubblico. Come dire, una volta finita la presentazione, nessuno può dire di essere lo stesso di prima.
L’impressione è che il grosso del lavoro “dietro le quinte”, sia in larga parte assorbito dal mettere a punto l’impatto che avrà sugli ascoltatori ciò che verrà loro detto.
Riconosco in questo, almeno due peculiarità del bravo presentatore/insegnante:
- l’altruismo (mettere a disposizione quello che si sa senza mai ostentare la propria sapienza)
- l’umiltà (la capacità di capire che non esistono mai domande stupide, casomai lo possono essere le risposte)
A proposito di quest’ultimo aspetto, la loro forza è proprio quella di ammettere che non conoscono tutte le risposte. Mettono da parte l’orgoglio e non hanno difficoltà a evidenziare gli errori che fanno.
Nessun individuo è un’isola
Essendo ben consapevoli dei confini della loro conoscenza, elogiano in ogni occasione le persone con le quali condividono risultati e insuccessi.
Del resto, un professore, un formatore, un coach cosa sarebbero senza il supporto dei collaboratori e l’insegnamento di coloro che li hanno preceduti?
Per altro verso, hanno ragione di esistere proprio perché la parte integrante del loro lavoro è rappresentata dagli allievi. Ecco allora che la passione autentica per la propria materia si fonde con il desiderio primario di condividerla con gli altri.
Saper insegnare è quindi “prendersi cura” di coloro a cui vengono trasferiti quei saperi. Quando questo succede, la conoscenza è indistinguibile da un sentimento prossimo all’amore.