La persuasione rappresenta uno dei presupposti più importanti in qualsiasi processo comunicativo. Quando vendiamo un prodotto, un servizio o, “semplicemente”, le nostre opinioni lo scopo è sempre quello di convincere. Ognuno di noi, con lo studio e l’esperienza, sviluppa tecniche personali, ma esistono pur sempre dei capisaldi universali come il saper esporre fluidamente, la conoscenza dell’argomento, le prove e gli esempi a supporto di una determinata tesi.
Cosa succede quando facciamo una presentazione multimediale?
Ovviamente, i concetti non cambiano, ciò nonostante dobbiamo tenere in conto un nuovo elemento: le slide. In base alla loro fattura possono diventare un formidabile alleato nella “sfida” persuasiva, ma se sono fatte male (e non comunicano) rischiano di trasformarsi in un fardello inutile e dannoso.
Ormai lo sanno anche i sassi, le persone ricordano solo il 10% di quello che ascoltano. Tuttavia, l’effetto memoria si rafforza fino al 65% se le parole sono accompagnate da una bella e significativa immagine.
Confucio aveva capito già tutto nel 451 a.C.
Ciò che sento, lo dimentico. Ciò che vedo, lo ricordo. Ciò che faccio, lo capisco.
Allora diventa chiaro che le immagini non si possono considerare una semplice decorazione o qualcosa da infilare dentro una presentazione solo per “fare volume”.
L’immagine deve aggiungere significato e creare, per quanto possibile, empatia
A questo proposito, che si tratti di casalinghe o di ingegneri aerospaziali i meccanismi delle emozioni non cambiano. Per massimizzare l’effetto emozionale delle immagini è sempre meglio rappresentarle a tutto schermo. Qualora ciò non sia possibile (per esempio, immagini in bassa risoluzione) si possono applicare espedienti grafici tali da rendere comunque gradevole (e professionale) la slide.
Le immagini hanno anche il vantaggio di rendere istantanea l’immedesimazione nel contesto di riferimento
Così, dovendo persuadere sull’acquisto di una mountain bike è molto meglio fare vedere l’uso che se ne può fare invece della medesima bicicletta nuda e cruda.
Meno testo mettiamo nelle slide e più comunichiamo
Dire molto non si traduce automaticamente in ”fare ricordare” di più, anzi succede proprio il contrario. Ci sono di mezzo la memoria a breve termine e l’overload cognitivo che non fa elaborare più di un certo numero di concetti per volta. Allora, è molto meglio “spezzare” un contenuto complesso in più diapositive. Occorrerà più tempo per l’esposizione, ma piccole parti dell’argomento si metabolizzano sicuramente meglio. E, in più, c’è il vantaggio di verificare la comprensione da parte dell’audience attraverso graduali step di feedback.
Banalmente, dovendo illustrare il procedimento di una ricetta di cucina è molto più efficace visualizzare le varie fasi piuttosto che mettere ingredienti e preparazione in una slide sola.
In ogni caso, il faro di qualsiasi presentazione è quello di aiutare il pubblico a capire e ricordare i concetti che esponiamo. Più ci allontaniamo dalla costruzione di slide a nostro uso e consumo (scambiandole per il nostro blocco degli appunti), maggiore sarà l’efficacia dei nostri argomenti. In questo modo riusciamo anche a dare un senso compiuto al perché siamo lì a fare quella specifica presentazione.