Un minuto. Abbiamo solo un minuto per catturare l’attenzione del pubblico durante una presentazione. In quei sessanta secondi dobbiamo stabilire la nostra credibilità, definire l’argomento cardine e motivare le persone ad ascoltarci.
[bctt tweet=”Stare attenti significa farsi attraversare dalle emozioni.” username=”giowile”]
Come fare? Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta.
Raccontiamo una storia
Questa l’abbiamo sentita almeno un milione di volte da quando lo storytelling ha messo il piede in mezzo alla porta del marketing. Resta il fatto che le storie piacciono sempre, soprattutto quelle che riescono a connettersi con il vissuto esperienziale di gran parte delle persone del pubblico.
“Da bambino correvo dietro alle farfalle…”, chi non l’ha fatto?
Facciamo domande retoriche
Attenzione, la retorica non è il sinonimo della banalità. In realtà, la domanda retorica non mira a chiedere informazioni, ma all’opposto induce una risposta già implicita nel quesito. Imponiamo una riflessione al pubblico allo scopo di allinearlo (connetterlo?) con il nostro pensiero.
“C’è davvero bisogno di domande retoriche?” (cit. Umberto Eco).
Solo un minuto? Spariamo una frase ad effetto
Facciamo ricorso alla psicologia per creare subito un legame forte con l’audience. Se dobbiamo affermare una cosa, poniamola sotto forma interrogativa. Il punto di domanda stuzzica il cervello e lo obbliga a volerne sapere di più. Lo stesso effetto si ottiene presentando un problema o facendo leva sulla curiosità.
“Non dovete guardare sotto la vostra sedia…” e il pubblico morirà dalla voglia di sapere perché non lo deve fare.
Siamo tutti affetti dalla sindrome da citazioni
“Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità” ha un potere così evocativo e suggestivo cui è difficile sottrarsi. Le citazioni hanno il vantaggio di innescare condizioni di identificazione che, non casualmente, sfociano rapidamente nella proiezione degli stati emotivi individuali.
Facciamogliela vedere
Una bella immagine, accompagnata da un titolo straniante che le cambia completamente il significato conquista anche la platea più refrattaria. Se nei primi secondi riusciamo a strappare un sorriso al pubblico, abbiamo la partita in pugno.
Portiamoci dietro un oggetto
Una busta, una barchetta di carta, una mela sono tutte cose che alzano il tasso di attenzione. Ovviamente, devono stare dentro a una storia coerente e diventare l’elemento magnetico che cattura l’innato bisogno delle persone di dare un significato a tutte le cose.
Andiamo al cinema?
Se proprio non ci viene in mente nulla di accattivante facciamoci aiutare da un video virale. Non dobbiamo esagerare nella durata (20/30 secondi sono piacevoli, dieci minuti sono insopportabili), ma soprattutto ci deve essere un nesso (anche marginale) con il nostro argomento. Ricordiamoci sempre che siamo su quel palco per comunicare, non per informare.