Il Natale è arrivato nel Metaverso. Ma per quanto ne sappiamo, potrebbe essere benissimo anche il contrario.
Il mondo di Snow Crash ci faceva sognare (o odiare) le iperboli fantascientifiche di improbabili relazioni post-cyberpunk, ma ecco che dopo trent’anni ci siamo finiti dentro per davvero.
Sebbene ancora in punta di piedi, abbiamo già varcato le porte di un luogo che non esiste. Eppure avvertiamo che questa “irreale” realtà sarà sempre più al centro delle nostre vite.
Così come il web 2.0 ci ha fornito il lasciapassare per transitare dallo stato passivo dello spettatore a quello creativo del produttore di contenuti, il Metaverso, con le sue innumerevoli dimensioni (virtuali?) persistenti, dilaterà i concetti post-industriali di risorse e di possibilità.
Di conseguenza, le interazioni fra gli atomi e i bit genereranno un ibrido che, sebbene oggi non riusciamo ancora bene a tracciarne i contorni (sempre ammesso che li abbia), lascia fin da subito intravvedere imponenti trasformazioni nelle strutture sociali ed economiche che si sono sedimentate nel corso dei secoli.
Se la matrice ci dava ancora la possibilità di scegliere il colore della pillola, la nuova immersività sarà contemporaneamente dentro e fuori dalle nostre configurazioni cognitive. Comprese quelle, come dire, più refrattarie all’accettazione di questo cambiamento.
Peraltro, se già oggi ci poniamo tutta una serie di interrogativi (Ci sarà solo un Metaverso? Sarà aperto e accessibile a tutti? Sarà governato da una o più entità economiche e politiche? Sarà vincolato a una sorta di interdipendenza con l’hardware? Oltre allo spazio, definirà anche una nuova dimensione del tempo?), è il segnale di una trasformazione che, indipendentemente dal risultato finale, ci costringe comunque a fare i conti con lei.
Già quest’anno, sotto l’albero (o da qualsiasi altra parte), al posto delle costruzioni di mattoncini o dei pigiami (dipende dall’età), troveremo un cappello virtuale per il nostro avatar di Roblox.
Tutto finto? Tutto assurdo? Tutto folle? Riflettiamo. Anche nel mondo di ieri, non compravamo già esperienze camuffate da prodotti?
L’infinito, in quanto concetto in atto, non può essere pensato. Ma, nonostante ciò, continua ad affascinarci da millenni. È stata questa continua tensione ideale ed emotiva che ci ha permesso di “staccare” il sapere dai suoi supporti materiali e di restituirgli la libertà.
Con l’augurio a tutti noi di trascorrere ancora molti anni a cercare di districare lucette ingarbugliate, in qualsiasi altrove virtuale ci ritroveremo, portiamoci sempre appresso la nostalgia di quella casa, il giorno di Natale di tanto tempo fa. Quella in cui c’erano ancora tutti gli affetti che poi gli anni si sono portati via.
Per un Metaverso o per l’altro, Buon Natale!
Foto di Julien Tromeur