Presto o tardi, arriva il giorno in cui ti accorgi che fra i tuoi strumenti di comunicazione/promozione manca la newsletter. E che sarà mai? In fondo è solo una mail un po’ più bellina.
E invece, ecco la prima cocente delusione. Le analitiche delle varie piattaforme di gestione degli invii multipli (es. Mailchimp, MailUp, HubSpot, etc.) ti informano prontamente delle pessime performance delle tue email così tanto carine. Per farla breve, su 100 indirizzi solo 3 o 4 hanno aperto la newsletter. Come dire, un open rate da cura omeopatica.
L’arcano, se è possibile esprimersi così, è dentro di te o, per meglio dire, perfettamente in linea con il tuo comportamento quando scarichi la posta elettronica. Quante mail metti direttamente nel cestino senza nemmeno aprirle? Sicuramente tantissime. E perché ti trasformi in Terminator quando sei davanti al client di posta elettronica? Anche qui la risposta è semplice, già l’oggetto ti fa intuire che il contenuto non ti interessa.
Ora, se anche tu operi in questa maniera, puoi solo concludere che, alla stessa stregua, i tuoi destinatari facciano altrettanto. Insomma, non sei nei loro pensieri. A meno che… non diventi interessante. Nel caso delle newsletter la combinazione della cassaforte è scritta nell’oggetto.
Non dire tutto
È vero che l’attenzione delle persone è in costante calo e, per questa ragione, far capire tutto e subito diventa un imperativo, ma nel caso dell’oggetto di una newsletter si potrebbe rivelare un boomerang.
“Le lauree che non ti fanno rimanere disoccupato sono quelle in Medicina e Ingegneria”. Ho necessità di leggere anche il contenuto? Nell’oggetto c’è già tutto: la domanda e la risposta. Affondato!
“Ecco le due facoltà universitarie che ti fanno subito trovare lavoro”. È stato rivelato l’argomento, ma per scoprire la risposta devo aprire la newsletter. Olè!
Non dimenticarti della promessa
Alle persone piace stare bene. E se già non si possono lamentare, saranno sempre attratte da chi promette di migliorare il loro livello di benessere.
“Hai dei chili di troppo? Mangia una mela e una banana al giorno per rimetterti in forma”. La promessa c’è, attrae (quasi tutti siamo sovrappeso) e si fa leggere, ma sappiamo già tutto quello che c’è da sapere e non abbiamo certo bisogno di aprire la newsletter per scoprire la posologia. A proposito, la frutta fa bene, ma la relazione con il dimagrimento me la sono inventata.
Perché il tuo oggetto torni a fare faville, la promessa deve essenzialmente incuriosire e non raccontare tutta la storia.
“Hai dei chili di troppo? Mangia tutti i giorni due porzioni di questi frutti”. Di quali frutti sta parlando l’oggetto? Clicco e vado subito a leggere.
Ovviamente, le tecniche per “far aprire” le newsletter sono le più disparate, dagli how-to (“Come fare per…”) agli elenchi numerati (“9 cose che non sapevi su…”), ma di fondo resta sempre la curiosità innescata dall’oggetto.
Un’ultima avvertenza per chi fosse alla prime armi in materia di newsletter. Solo se l’audience è costituita unicamente dalle mail dei propri famigliari ci si può aspettare il 100% delle aperture (e poi non è detto), in tutti gli altri casi un open rate accettabile (in relazione ai segmenti professionali di appartenenza) si attesta fra il 15% e il 35%. E manco a dirlo, il principale imputato dell’insuccesso è sempre un oggetto fatto male.

