6 domande da farsi tutti i giorni

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Mi capita spesso di iniziare i miei corsi di formazione con una domanda, sempre la stessa: “Quali sono le cose più importanti della vita?”. Molte risposte si ripetono con una certa frequenza (salute, famiglia, soldi), tuttavia non mancano anche “slanci” di preoccupante originalità, tipo “Bere la birra”, “Fare tardi la sera”, “Non lavorare”.

Se c’è un filo che unisce gli approcci “tradizionali” a quelli, diciamo, più “estroversi” è sicuramente la mancanza di porsi delle domande. In un certo senso, è come se la risposta pronta, ancorché stereotipata o “fuori dalle righe”, rappresenti la via più facile e col minor dispendio di energie.

Non vorrei passare per catastrofista, ma colgo, specie nelle aule con l’età media più bassa, una sorta di disaffezione a pensare, a riflettere, a interrogarsi.

Di conseguenza, e inevitabilmente, la fase successiva non può che mettere al centro il “perché”. Ovvero, “Perché facciamo quello che facciamo”, “Perché scegliamo una cosa anziché un’altra”, “Perché il mio mondo non è lo stesso mondo che vedono gli altri”.

So aspettare?

Anche per effetto dell’istantaneità tipica delle comunicazioni/informazioni in rete, il nostro cervello è via via diventato sempre più impaziente. Così, l’attesa (strettamente imparentata con la riflessione) ha lasciato il posto al “tutto e subito”. La soddisfazione, ammesso che ci sia, deve essere immediata e di breve durata, dal momento che alla stessa velocità si palesa immediatamente un altro stimolo emotivo.

Troppo in fretta, è il caso di dirlo, abbiamo mandato a quel paese l’adagio di Gotthold Ephraim Lessing, il filosofo tedesco che ci avvertiva di come l’attesa del piacere fosse essa stessa il piacere.

Rallentare e, quando è necessario, fermarsi. Specie in questi tempi, attraversati da cospicui flussi di post-verità, diventa essenziale mettere in discussione tutto ciò che sembra troppo bello (e, conseguentemente, fasullo) per essere vero.

So essere curioso?

Ogni volta che l’umanità ha fatto un balzo in avanti (compreso quello sulla Luna) è successo grazie alla curiosità di un individuo che strada facendo ha poi incontrato altri curiosi come lui.

La curiosità è l’arma più potente che abbiamo a disposizione. Prendono le mosse da qui domande come “Perché è così?”, “Cosa succederebbe se…?”, “Cosa posso fare per migliorare la mia vita?”.

Dalle piccole domande curiose nascono le risposte ai grandi interrogativi che avvolgono l’ambiente in cui viviamo.

So prendere l’iniziativa?

Si dice che chi ha fatto grandi cose avesse una buona dose di incoscienza. Un’affermazione che fa il paio con la constatazione secondo cui le persone “intelligenti” ponderano ogni aspetto dell’avventura e per questo motivo 9 volte su 10 desistono.

Sono convinto che le cose non stiano sempre (e solo) così. Io stesso sono rimasto più volte sorpreso dai risultati (inattesi) ottenuti quando ho detto “Proviamo almeno a iniziare”. È una questione di frammentazione, cioè la logica è quella di fare a “pezzi” il progetto che nella sua interezza ci spaventa e ci limita.

So aiutare qualcuno?

Gli istinti guidano buona parte delle nostre azioni, anche quelle che riteniamo più “razionali” come, ad esempio, l’acquisto di un paio di scarpe.

La questione non riguarda tanto il fatto di essere “buonisti”, per usare un termine recentemente manipolato ad arte allo scopo di conferirgli un significato dispregiativo, quanto quell’istinto di “dare una mano” incastonato negli occhi e nel cuore di noi esseri umani.

Chiederci se possiamo aiutare qualcuno è già di per sé un modo efficace per imprimere una direzione consistente alla nostra giornata.

So quello che davvero conta per me?

Il peggior effetto collaterale della “velocità esistenziale” è quello di non sapere più chi siamo, dove andiamo e, soprattutto, cosa vogliamo.

Per rimuovere dalla nostra vita ciò che non è essenziale occorrono tempo, concentrazione e semplificazione. A volte, si impongono scelte difficili a livello personale e professionale, ma solo togliendo peso alla nostra vita possiamo capire ciò che davvero conta per noi.

So accettare quello che viene?

Anche una vita appagante è, a volte, costellata di sofferenze, tristezze, delusioni. Quindi, dobbiamo arrenderci senza nemmeno combattere? No, a maggior ragione occorre darle un senso, e questo significato è cristallizzato dentro l’ultima domanda: “Anche oggi, ho fatto tutto quello che potevo fare?”.

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6 domande da farsi tutti i giorni
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6 domande da farsi tutti i giorni
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Ci sono domande "banali" che ci mettono in difficoltà. Una di queste è "Quali sono le cose più importanti della tua vita?"
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Sergio Gridelli Blog
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Categorie: Coaching

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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