L’abbiocco da slide ha tramortito milioni di spettatori in tutto il mondo. Senza alcuna fatica, ognuno di noi sarà sicuramente in grado di ricordare quella volta (o quelle più volte) in cui un presentatore “senza macchia e senza paura” aveva avuto l’ardire di sfidare intere platee, leggendo decine e decine di slide in un “assordante” concerto di ronfi.
La questione (irrisolta) delle presentazioni noiose non è quasi mai stata oggetto di un serio approfondimento. Con una certa arrendevolezza abbiamo preso atto della situazione e, in qualche modo, ci siamo rassegnati a “digerire” template micidiali, tabelle in corpo 8, transizioni da “mal di mare”.
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Ora, dato che il paradigma è di colpo mutato e gran parte dei corsi di formazione vengono svolti online, anche i più integerrimi sostenitori delle slide in formato “appunti del relatore” hanno iniziato a porsi qualche domanda.
Un presentatore che “legge le slide” è insopportabile offline, figuriamoci in un contesto mediato dove di colpo vengono a mancare il contatto visivo continuo e simultaneo, la comunicazione non-verbale e, ça va sans dire, anche il minimo sindacale della “presenza partecipata”.
Conta poco avere degli argomenti interessanti o, più raramente, delle idee brillanti da esporre, se poi tutto quello che i discenti hanno davanti ai loro occhi è solo la versione scritta delle stesse parole pronunciate dal docente.
Si sa, mentalmente siamo in grado di leggere molto più rapidamente rispetto alla corrispondente modalità parlata. E così succede che mentre il relatore sta declamando la terza riga, il pubblico è già arrivato in fondo alla slide e da quel momento ha tutto il tempo per farsi gli affari propri. Prendiamo atto di questa “tragica” verità: perché mai dovrebbero prestare attenzione a delle cose che conoscono già?
Houston we have a problem
Va da sé che gli “spettatori online” hanno anche a disposizione una quantità pressoché infinita di armi di distrazione, non fosse altro che possono addirittura isolarsi disabilitando microfono e webcam.
Pertanto, il domandone è: “Perché si fanno dei corsi live dove il formatore si limita a leggere dei contenuti che ciascuno potrebbe benissimo consultare in autonomia e quando vuole?”.
Fra le altre cose, il cosiddetto lavoro agile ha investito in piena velocità anche il modo di usare le presentazioni multimediali e, di conseguenza, frantumato in mille pezzi gli schemi cui ci eravamo “analogicamente” assuefatti.
Possiamo spiegare qualsiasi cosa a chiunque, a patto che lo facciamo nel modo giusto. Per questo motivo, nella formazione online si aggiunge la necessità di utilizzare delle slide “ganzissime” in grado di contrastare il torpore indotto da ciò che una volta veniva definito il “tubo catodico”.
1. Tutti sulla linea stessa di partenza
Una regola sempre valida è conoscere il livello di esperienza della “classe” circa il tema che viene trattato. Il modo migliore di perdere qualcuno per strada è cominciare la “gara” da posizioni differenti.
Ecco perché le prime slide dovrebbero avere lo scopo di incuriosire (che io sappia, un “muro di testo” non è mai riuscito nell’intento!) per allineare tutti sul medesimo livello di comprensione. Un’immagine “strana”, una situazione inusuale, un colore “vibrante” stimolano l’attenzione e permettono di capire come tarare tutto il corso.
Nessuna paura se occorrerà riprendere degli aspetti basici noti ai più. Un ripasso non ha mai fatto male a nessuno.
2. Le slide sono un faro
Se nell’aula fisica “allontanarsi dalla tana” è tutto sommato poco pericoloso, nel “mondo dei pollici” può rivelarsi un errore capitale.
Ho già detto della scarsa attenzione che tutti dimostriamo quando siamo obbligati a stare delle ore davanti a uno schermo, quindi è assolutamente vietato lasciarsi rapire dalle specificazioni ridondanti, dalle divagazioni tangenziali, dagli aspetti che non aggiungono valore alla struttura argomentativa.
Tuttavia, entrare nei dettagli a volte è indispensabile. A maggior ragione la slide deve rappresentare una sorta di faro che indica in ogni momento la rotta per rientrare rapidamente in porto. Quindi, una slide semplice, immediata, chiara. In sostanza, un’immagine.
3. Più immediatezza che profondità
Quando conosciamo molto bene l’argomento che dobbiamo esporre, possono succedere due cose:
- diamo per scontati degli aspetti di base
- entriamo eccessivamente nello specifico
In entrambi i casi ci giochiamo la chiarezza. Si tratta di una situazione che possiamo evitare con una o più slide che raffigurano elementi di quotidianità che sappiamo appartenere a tutti (es. uno spazzolino da denti, una bottiglia, una bicicletta, etc.). La metafora è un potente mezzo per stimolare connessioni emotive anche quando c’è l’obbligatorietà di rappresentare concetti (solo apparentemente) complicati.
4. Il protagonista sei tu, ma le slide ti descrivono
Quando parlo appassionatamente delle tecniche di comunicazione devo essere in grado di trasmettere lo stesso fascino alle persone che mi ascoltano. Il mio entusiasmo, crea la magia della connessione con il pubblico al di là dello schermo, solo se tutto è sincronizzato con gli stimoli visivi che scorrono nelle slide.
Le persone vengono coinvolte quando non c’è nessuna distonia fra tutte le energie in campo. Se la slide non emoziona me per primo, come posso pensare che possa riuscirci con gli altri?