A cosa servono le slide?

Pubblicato

Una “manciata” di slide non si nega più a nessuno. Ormai, in occasione di qualsiasi presentazione (bilancio, organigramma, auguri di Natale) la prima domanda che viene posta al relatore è “Hai le slide?”, come se connettersi con le altre persone fosse fondamentalmente un affare privato fra noi e PowerPoint.

È così che le presentazioni hanno un bassissimo tasso d’impatto. Il problema, in alcuni casi estremamente serio, riguarda la mancanza di consapevolezza.

Le slide sono uno strumento (lo ripeto, sono uno s-t-r-u-m-e-n-t-o) che ha lo scopo di supportare un’idea, non sono l’idea. Nessuno farà mai affari con un proiettore, uno schermo, delle slide (ancorché di buona fattura).

Alla fine dei conti è sempre la nostra voce che convince, cattura, emoziona. Tutti abbiamo due voci: quella esterna che gli altri ascoltano e quella interna che sentiamo solo noi. Quando entrambe le voci risuonano su un’unica frequenza ecco che raggiungiamo la vetta della consapevolezza. Ovvero, una situazione in cui “non ci facciamo trascinare dalle slide”, ma siamo noi a dirigere l’orchestra. Detto altrimenti, è la forza della passione.

Allora, da dove occorre partire per fare delle slide che rafforzino le nostre capacità di comunicazione e non siano solo un orpello fine a se stesso?

Partire dalla fine

Cosa desideriamo che rimanga al nostro pubblico al termine della presentazione? In altri termini, cosa vogliamo che sentano, pensino, facciano?

Concentrarsi sull’obiettivo finale ci consente di trovare la motivazione per cui inanelliamo delle slide che, ovviamente, non sono mai obbligatorie.

Anzi, una delle presentazioni che ricordo con maggior piacere fu proprio quella fatta solo con la lavagna a fogli mobili a causa della rottura del proiettore. Ovviamente, ciò è possibile solo se la presentazione ce l’abbiamo ben chiara e che se dura anche 4 ore siamo in grado di trasmettere i concetti chiave in soli 60 secondi.

La realtà è solo un’illusione

Albert Einstein aveva le idee molto chiare al proposito, anche se ammetteva la cosiddetta “persistenza del reale”. Nonostante ciò, ognuno “vede” la realtà a modo suo.

In questo senso, il nostro discorso e le slide di supporto devono andare alla ricerca di una sorta di “terreno comune” da condividere con il pubblico. Nel caso questo sia impossibile da fissare, ci converrà allora concentrarci sulle differenze.

A cascata, gli altri aspetti propedeutici per realizzare slide non banali andranno a sondare le caratteristiche delle persone del pubblico (disporre sempre del massimo delle informazioni sui partecipanti):

  • le preoccupazioni che hanno
  • cosa conoscono dell’argomento
  • in che modo il nostro messaggio riuscirà a cambiare le loro convinzioni

La debolezza è una forza

L’arroganza non viene mai perdonata a nessuno, specie al presentatore-so-tutto-io. Non esistono idee (e presentazioni) che incarnano la verità assoluta, pertanto abbiamo il dovere di portare alla luce gli elementi di criticità e indicare le eventuali soluzioni in maniera chiara e ponderata. Se lasciamo questa “analisi” al pubblico ci giochiamo gran parte della nostra credibilità.

È la loro presentazione

La presentazione la facciamo noi, ma serve al pubblico. Le slide confezionate in modalità “guarda quanto sono bravo con PowerPoint” sono stucchevoli e non centrano il primo obiettivo di qualsiasi presentazione: essere utile.

Tutto quello che diciamo e che facciamo vedere deve avere uno spiccato stile personale, ma al tempo stesso trasferire valore al pubblico.

E poi c’è l’inizio

Nei primi 2 minuti le persone del pubblico devono capire che non hanno sbagliato stanza (quante volte, da spettatori, abbiamo provato questa spiacevole sensazione?) e che sono intervenuti perché si aspettano di essere aiutati in qualcosa che li affligge.

Quindi, nessuno è lì per farsi impressionare dalla nostra mirabolante carriera. Per questo motivo, è fondamentale iniziare con una slide che catturi immediatamente l’attenzione (es. “Cosa c’entrano i pomodori con Facebook?”) e, ça va sans dire, non dimentichiamoci di sorridere, sorridere, sorridere.

Dimostriamo quello che non si vede

C’è una convinzione molto dura a morire: per fare una buona presentazione basta commentare le slide.

Non è così, una buona presentazione non coincide con lo spiegare tutto quello che c’è nelle slide. Al contrario, il successo dipende da quanto siamo abili a dimostrare ciò che il pubblico osserva, ma non riesce a vedere. In poche parole, dobbiamo dare vita alle slide.

Sommario
A cosa servono le slide?
Titolo
A cosa servono le slide?
Descrizione
Ormai di presentazioni noiose abbiamo fatto il pieno. Il loro impatto sulle nostre emozioni dipende da come e perché si fanno le slide.
Autore
Pubblicato da
Sergio Gridelli Blog
Logo

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

2 commenti

  1. Buongiorno Sergio,

    per me questa è uno dei più bei post !!
    Interessante, molto utile specie per chi ha bisogno prima o poi di cimentarsi, confrontarsi con questo mondo delle slide !!
    Voglio impararlo a memoria per non farmi sfuggire neppure una parola, perchè tutte centrate in pieno nell’argomento !!!!!

    Complimenti Sergio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *