Scrivi un articolo per il blog? L’ho chiesto a ChatGPT

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“Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto passi da gigante nell’ambito della comunicazione. Uno dei modelli di linguaggio IA più avanzati è ChatGPT, sviluppato da OpenAI. ChatGPT utilizza una tecnologia chiamata Generative Pre-trained Transformer (GPT) per generare testo in modo autonomo, imitando il modo in cui un essere umano scrive (…) Tuttavia, è importante notare che ChatGPT e altri modelli di linguaggio IA simili non sostituiranno completamente i copywriter e gli scrittori umani. Anche se possono generare testo in modo autonomo, non possono ancora sostituire la creatività e la capacità di comprendere il contesto umano e le esigenze del pubblico (…)”. Così parlò Zarathustra.

Come tanti, anch’io nelle ultime settimane ho “giocato” con ChatGPT (la presentazione l’ha fatta già da solo) e se qualcuno era alla ricerca di qualcosa che potesse mitigare la dipendenza dai social, beh direi che siamo sulla strada giusta.

In un’altra era (correva l’anno 1964) Umberto Eco, analizzando il tema della cultura e della comunicazione di massa, ci aveva già classificati in apocalittici e integrati. Mi sembra che a distanza di oltre mezzo secolo le cose stiano ancora così. Da una parte, il popolo degli “aristocratici” che ci avvisa dell’imminente catastrofe, dall’altra quello del “è il progresso, bellezza!”, con una visione superficiale da sfiorare addirittura l’ingenuità.

Humanless?

Così, facendo un po’ i conti della serva, ci siamo polarizzati sul bene e sul male di questa nuova tecnologia, lasciando sullo sfondo la strada che ci ha portato fin qui. Ma, soprattutto, dimenticando che stiamo parlando di strumenti creati da esseri umani. È vero che le reti neurali e gli algoritmi rispondono sempre più a una logica (ho detto logica?) humanless, ma allo stesso modo non dobbiamo perdere di vista il cortocircuito dell’intelligenza artificiale, ovvero la mancanza (per il momento) dell’artificio stesso dell’intelligenza umana.

Tutti si ricordano quando venticinque anni fa Deep Blue di IBM batté Garry Kasparov, dando così inizio a una disputa, mai del tutto sopita, sull’effettiva “autonomia” della macchina. In questo senso, l’ex campione del mondo ha più volte avanzato il sospetto che fosse intervenuto un “aiuto” umano durante la partita, tanto era la creatività di alcune mosse.

Altri tempi, altra storia. Oggi, non fosse altro per i progressi avvenuti nell’ambito delle intelligenze artificiali, stiamo assistendo a una sempre maggiore velocità di elaborazione delle macchine, dando quasi per scontato che l’indistinguibilità fra pensiero digitale e pensiero biologico sia solo una questione di tempo.

Per questa ragione, è sempre meglio evitare di fare previsioni sul futuro. Infatti, sono diventati proverbiali un’infinità di proclami prontamente smentiti dalla storia e dai fatti. Tuttavia, allo stato delle cose, si può affermare con relativa certezza come un essere umano che vede per la prima volta un cucchiaio, non abbia difficoltà a riconoscerlo emotivamente e a comprendere il suo utilizzo, mentre una macchina (magari con tempi di elaborazione velocissimi) “vedrà” semplicemente un modello matematico.

Piani sovrapposti

Ad ogni modo, sarà inevitabile il mescolamento di questa nuova frontiera con le nostre abitudini, le nostre azioni, le nostre decisioni. Una sorta di melting pot individuale in cui l’identità analogica si troverà spesso sugli stessi piani di quella digitale.

Si tratterà allora di rafforzare gli apparati tipici del “tocco umano”, per distinguere il reale dall’artificiale, il personale dalla copia, il respiro dai bit.

Una sfida in più soprattutto per la scuola. Se abbastanza rapidamente è stato possibile sgamare il copia-incolla da Wikipedia, con ChatGPT il gioco si fa decisamente più duro.

Altro che smartphone in classe, sì o no. Il passo che serve è andare oltre al divieto e cercare di comprendere i contorni del lavoro indipendente di uno studente.

Spiegami un’equazione di secondo grado.
Una equazione di secondo grado è un’equazione che può essere scritta nella forma generale:
ax^2 + bx + c = 0 dove a, b e c sono costanti reali e x è la variabile. Per risolvere un’equazione di secondo grado, si può utilizzare la formula nota come formula di Bhaskara: x = (-b ± √(b^2 – 4ac)) / 2a
”.

Non c’è che dire, ChatGPT fa paura. Ma io, se fossi nei panni dello studente che ha chiesto aiuto acriticamente all’IA, sarei terrorizzato dalla possibile domanda in aula del professore di matematica: “Ora dimostrami perché nel caso in cui il discriminante sia minore di zero, l’equazione non ha soluzioni reali”.

Infine, ho chiesto alla “intelligenza” di generare una poesia ermetica, secondo lo stile di Giuseppe Ungaretti. Ecco il risultato:

Nel silenzio del vuoto
io contemplo il nulla
che si estende oltre la mente
e si perde nell’infinito.

Simboli antichi e segreti
si celano nelle ombre
e i misteri del tempo
si dipanano nell’eternità.

Ma in questa solitudine
io trovo la pace
e la verità si svela
nell’armonia del caos.

E mentre mi avvicino all’abisso
io sento la voce del vento
che sussurra il significato
dell’enigma dell’esistenza.

Et voilà! Sono diventato un poeta (sic!). Ma al primo dialogo fra umani tutta la messinscena crolla miseramente. Questo perché all’intelligenza artificiale mancano ancora tre cose che, ripeto, sembra piuttosto improbabile osservare la loro implementazione in tempi brevi. Mi riferisco ai valori, alle emozioni, alla consapevolezza di sé.

In particolar modo, nonostante le neuroscienze scoprano sempre più “pezzi” del complesso funzionamento del cervello umano, il sistema dei valori etici di una persona è al momento piuttosto difficile da replicare dentro uno standard di linee guida artificiali.

Forse, è proprio questo “restare umani” che ci permette di meravigliarci davanti a un tramonto e non sapere spiegare il perché, se non con la brillantezza dei nostri occhi.

Foto di Alexander Sinn

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Descrizione
ChatGPT sta facendo tremare tutti coloro che creano contenuti. Dobbiamo metterci di traverso o capire come ci possa aiutare per migliorare?
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

2 commenti

  1. Quindi potrei farmi fare i testi delle canzoni ? Potrei dare un titolo e poi ci pensa lui a fare emozionare i miei fans ?
    Ok, un testo che non riesco a finire si intitolerebbe : “io sono così” oppure “non cambiare mai” .. si può provare ? grazie Prof Gridelli

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