La formazione a distanza è uno spettacolo

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Un uomo che fa una capriola

Quante volte – in tempi non sospetti – ci siamo detti che per quel tipo di riunione, per quella conferenza, per quel corso, avremmo potuto benissimo partecipare da remoto, risparmiandoci viaggi, traffico, spese?

Adesso che i tempi sono saturi di drammatici indizi e gli incontri sono sempre più mediati dalla tecnologia (per fortuna che c’è!), ecco che rimembriamo quelle occasioni come momenti di autentica socializzazione.

Al di là di tutto, fra i romantici dei bei tempi andati e gli iper-ottimisti circa la cifra salvifica della tecnologia, c’è di mezzo una constatazione realistica per cui la “virtualità” delle riunioni, di alcune mansioni e di altri aspetti della vita lavorativa, transiterà dall’eccezione alla norma.

Ovviamente, non sto sostenendo che parlare davanti a uno schermo sia la medesima cosa rispetto a tenere lo stesso dialogo in un luogo spazialmente definito, e ciò per un sacco di motivi che, gira e rigira, fanno tutti perno sull’importanza della comunicazione non-verbale.

Infatti, non è sufficiente scrutare le espressioni del viso per cogliere i “segnali non detti”. Mancano moltissime altre informazioni che solo il corpo (generalmente non inquadrato nella sua totalità) è in grado di trasmettere. Per esempio, il discente che sta seduto con la schiena dritta oppure stravaccato sul divano, fornisce indizi utili sul suo grado di attenzione e, di conseguenza, sugli opportuni correttivi che l’insegnante dovrà apportare alla sua spiegazione.

I formatori, che questi mesi hanno dovuto trasferire armi e bagagli sulle piattaforme online, sanno bene quanto sia molto più faticoso gestire un’aula “a distanza” rispetto al suo corrispettivo “fisico”.

Per un verso, non è ancora riuscita a imporsi una netiquette su come si partecipa a una “lezione digitale” (per dirne una, seguire un intero corso con la webcam spenta equivale, nella sua versione fisica, a stare tutto il tempo sotto il banco), per l’altro abbiamo fatto notevoli passi in avanti per quanto riguarda le funzionalità delle piattaforme, ma ci siamo disinteressati quasi del tutto della didattica e di come sia necessario ripensarla in un contesto completamente diverso da quello tradizionale.

Praticamente, ci siamo occupati principalmente della maturazione della banana, dimenticandoci della scimmia che la deve mangiare.

Nell’attesa che la formazione (e la didattica) a distanza assuma una connotazione più consona al mezzo che la veicola (tempi, modalità, verifiche), sono sempre più convinto che chi la eroga debba compiere uno sforzo di alleggerimento.

Intendo con questo l’inserimento di situazioni che sfruttino i vantaggi e, perché no, anche i difetti della relazione remota.

Sei frizzato!

Ogni tanto capita che qualche partecipante al corso resti congelato a causa della debolezza della sua connessione. Spesso si tratta di pose molto spiritose che potrebbero venire catturate e, una volta assemblate a mo’ di mosaico, andare a sostituire la tradizionale foto di gruppo di fine corso.

Il gioco potrebbe diventare ancora più divertente se nei momenti di calo di attenzione dei corsisti, il docente fa finta di essere frizzato. Prima o poi qualcuno lo farà notare e lascio immaginare quanti spunti di discussione ne potrebbero scaturire.

Ce l’hai o non ce l’hai?

La caccia al tesoro è un’attività che, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto tutti.

Ora, le persone ci seguono normalmente da casa e non è complicato lanciare una sfida per riuscire a portare davanti al computer, e nel minor tempo possibile, gli oggetti più disparati (un mestolo, un libro, uno spazzolino da denti, etc.).

I vantaggi sono immediati:

  • le persone fanno un minimo di attività motoria che spezza l’immobilismo cui costringe la relazione remota
  • gli oggetti da trovare (e da mostrare) possono essere scelti dal docente in maniera tale da stimolare la discussione su uno specifico argomento del modulo formativo
  • la challenge, ancorché molto blanda, può prevedere per il vincitore (il più veloce) l’assegnazione di un punto che, a titolo di puro esempio, lo potrebbe utilizzare come bonus per un eventuale test di verifica
  • il meccanismo della gamification (prova e ricompensa) ha il potere di coinvolgere anche coloro che normalmente sono più refrattari all’interazione

Le parole vietate

Mantenere alta l’attenzione dell’aula remota (ma anche quella fisica non scherza) è sempre molto difficile. Per esperienza, posso dire che fare gli autoritari (cosa ben diversa dall’autorità) non paga e, comunque, molto spesso si rischia addirittura di ottenere l’effetto contrario.

Pertanto, ritengo che il gioco sia ancora una volta l’alleato migliore del docente. Per questo, all’inizio del corso si potrebbe fare un elenco di massimo tre parole che non devono essere mai pronunciate da nessuno e per nessun motivo.

Chi fa rilevare la violazione riceve, come nel caso precedente, un punto bonus. Se l’errore lo commette il docente, ecco che scattano in automatico cinque minuti supplementari di pausa.

Trova le differenze

Non si sono mai viste tante librerie (e oggettistica di infinite fogge) alle spalle dei formatori come in questi mesi. Il gioco (ancora lui) consiste nello spegnere la webcam per quindici secondi, nel frattempo il docente cambia la posizione di un libro o di un oggetto, e alla riaccensione chiede cosa è cambiato.

Ormai il meccanismo è noto: verrà assegnato un punto bonus al vincitore.

Consigli per gli acquisti

Quando il docente si accorge di essere stato sostituito da Facebook & Co. o da una serie di Netflix, può ricorrere a questo espediente piuttosto efficace.

All’inizio del corso, il docente invita tutti a scrivere “PUBBLICITÀ” su un foglio di carta e di tenerlo a portata di mano, avvertendo che quando pronuncerà quella parola tutti dovranno mostrarlo alla webcam.

Anche qui, i “distratti” avranno una penalità da scontare, per esempio, con un maggior numero di domande nella verifica finale.

È chiaro che la fantasia è l’unico limite di queste “divagazioni” formative. Invece, resta fermo il fatto che divertendosi si impara meglio e con minore sforzo.

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La formazione a distanza è uno spettacolo
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La formazione a distanza è uno spettacolo
Descrizione
La formazione a distanza, rispetto al suo corrispettivo in aula, è molto più stancante. È necessario alleggerirla, divertendosi.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

4 commenti

  1. Apprezzo molto lo sforzo dei docenti di tenere alta l’attenzione in un momento tanto drammatico. Le tue opzioni sono molto valide e possono essere spunti utili anche per altre tipologie di collegamento. Grazie

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