Innanzitutto, di chi sono le idee? Un po’ di tutti, nel senso che l’innesco di un’elaborazione “originale” è sempre il risultato della manipolazione di frammenti di pensiero che altri hanno già prodotto, magari in maniera parziale o riferendosi ad ambiti del tutto differenti dal nostro. È molto probabile che andando a ritroso, alla ricerca di tutti i “pezzi”, si arrivi al principio primo costruito concettualmente dai filosofi dell’antica Grecia.
Invece, dal punto di vista squisitamente metodologico, esprimere un’idea è un po’ come aggiungere una nuova pagina… e da quel momento cambia completamente il significato del libro.
Le informazioni, sempre più facilmente reperibili e in quantità pressoché infinita, rappresentano uno stimolo notevole per l’assemblaggio di nuove intuizioni, ma al tempo stesso sono anche fonte di un notevole sovraccarico cognitivo.
È proprio per quest’ultima ragione che ci sentiamo bloccati, soffocati dalle interruzioni continue. Così battiamo in ritirata, prima ancora di avere messo a fuoco la causa di questo essere “fuori controllo” e, se si vuole, giustificando così la nostra scarsa (o nulla) predisposizione alla creazione di nuovi paesaggi di senso.
Nessuno nasce con tutte le “dotazioni” che servono per diventare creativi. Come spesso succede, l’eccellenza (in questo caso creativa) matura attraverso l’esperienza, la testardaggine e una ricca dose di studio. Ovviamente, dentro tutto ciò c’è la ricerca delle condizioni migliori che creano, è proprio il caso di dirlo, l’ambiente di sviluppo più favorevole alla produzione delle idee.
Per quanto mi riguarda, ho individuato una serie di attributi propedeutici all’assemblaggio di inedite traiettorie creative, pur sempre assumendo unità elementari dal pensiero partecipato da altri.
La tranquillità stimola il mio pensiero
È vero, esiste il lampo improvviso che illumina ciò che avevamo sotto gli occhi fin dall’inizio, ma l’ordine mentale è fondamentale per rinfrescare le esperienze, gli stimoli, i sensi. Tutto questo ha un nemico che si chiama multitasking. Quando “siamo presi” da troppe cose, molto difficilmente riusciamo a concentrarci su un adeguato livello creativo.
Il tempo è la mia parte biologica
La rivoluzione digitale ci ha privato di colpo del tempo di annoiarci. Quando siamo in attesa di qualcuno o per qualcosa, come prima operazione (ormai del tutto automatica e meccanica) prendiamo in mano il nostro amato smartphone. Se ne va in questo modo il tempo di ascoltarci, completamente assorbito dalla luce azzurrognola del display.
Perdiamo quel tempo che un tempo (of course) ci metteva faccia a faccia con le nostre paure, le nostre sfide, il nostro dialogo interiore. Ingredienti fondamentali per percorrere nuovi sentieri del pensiero.
I miei sogni sono sempre svegli
Purtroppo, dimentichiamo gran parte dell’attività onirica, mentre è molto suggestivo (e creativo) l’esercizio di sognare “a occhi aperti”. Così come succede con i sogni “tradizionali”, ma con molto più controllo, la realtà offre occasioni continue per trasfigurare, estrapolare, ricombinare nuove situazioni alla maniera di “cosa succederebbe se…”.
Lasciare fluire liberamente il pensiero ci porta in una nuova dimensione, ma con “i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole”, come direbbe Ennio Flaiano.
Le mie idee non sono mai in orario
Sarebbe troppo bello se le idee timbrassero il cartellino. La creatività non sopporta le regole, specie quelle impigliate nelle lancette dell’orologio.
Siccome non esiste l’intuizione a comando, ma al tempo stesso diventerebbe ingestibile lasciare “tutto il fare” all’anarchia, il metodo migliore è rallentare e guardare altrove. Trovare l’idea pensando all’idea stessa è un po’ come cercare di risolvere un problema avvalendosi degli stessi presupposti che l’hanno generato.
I miei errori possono solo migliorare
Riprovare e riprovare ancora. Quando sentiamo di essere vicini alla “scoperta del secolo” lo avvertiamo da un non meglio precisato stato di benessere fisico e mentale. Ma ancora c’è qualcosa che stride, che non torna, che non ci fa toccare l’intuizione in tutta la sua purezza.
È a questo punto che dobbiamo diventare degli scienziati sperimentatori. Togliamo qualcosa o introduciamo un nuovo elemento, lasciando inalterato tutto il resto e valutiamo l’effetto che fa. Così facendo, moltiplicheremo gli errori, ma di volta in volta saranno sbagli con un sempre maggiore tasso di qualità.
Le cose che faccio sono la mia passione
È praticamente impossibile ottenere buoni risultati se non si ama quello che si fa. Questo principio vale per tutto, dalle faccende domestiche alle attività professionali.
La creatività è sempre racchiusa dentro un atto d’amore.