Facebook, con i suoi 2 miliardi e passa di utenti attivi al mese, la dice lunga sulla forza di attrazione che esercitano i social media. Se all’inizio poteva essere considerato un fenomeno di costume, oggi utilizzare una piattaforma sociale è di fatto un (irresistibile?) prolungamento (potenziamento?) delle relazioni interpersonali.
Tralasciando tutto il dibattito se ciò sia un bene o si configuri come il male assoluto, mi piacerebbe riportare la questione su un aspetto spesso dimenticato o, quantomeno, sottovalutato: i social network sono fatti di (e da) persone.
Del resto, al di là delle facilitazioni tecnologiche che si sono susseguite, il linguaggio si è sempre configurato alla stregua di una forma di comunicazione digitale ante-litteram. Nel senso che dalla sua “invenzione” è diventata concreta la possibilità di “ricostruire” (e far rivivere) all’esterno dell’umano qualcosa di “altro da sé”.
In questo preciso istante io posso parlare e scrivere di Garibaldi, nonostante sia morto da oltre un secolo. Va così in scena quello che Roland Barthes ha definito il “ritorno del morto”, sebbene il suo inciso faccia riferimento solo alla fotografia.
Pertanto, l’annullamento spaziale e l’istantaneità temporale che fanno da portante tecnica (e concettuale) ai nuovi media, non sono altro che una costante evolutiva. In particolare, già nell’antica Grecia il tempo assumeva due valenze: un aspetto tecnico, matematico, quantitativo (chrònos) e una dimensione valoriale, archetipica, qualitativa (kairós).
Quantità e qualità del tempo, intese come caratteristiche incastonate nel corredo genetico degli uomini, continuano ad accompagnare qualsiasi attività connessa con l’esistere qui ed ora, ma si rinvengono chiaramente anche nella sua cifra storica.
La mitologia greca, da un lato cartina al tornasole delle antiche civiltà e dall’altro metafora sempre viva nella cultura, nell’arte e nella letteratura di ogni epoca, fornisce numerose chiavi di lettura dell’attuale dialettica digitale.
Il mito dei social media
Sisifo
Il mito. Il re dell’odierna Corinto ha avuto la sagacia di sfidare gli dei, per questo Zeus lo condanna a spingere un masso fino alla cima di un monte. Ma ogni volta che Sisifo arriva sulla vetta, il masso rotola inesorabilmente a valle. E così deve ricominciare daccapo. Per l’eternità.
L’insegnamento. Costruirsi una buona reputazione è difficile e occorre fare molta attenzione per consolidarla. Tuttavia, è sufficiente un piccolo passo falso per vanificare il lavoro di anni. Ricominciare tutto da zero è sempre molto faticoso e non mai è scontato il successo finale.
Orfeo ed Euridice
Il mito. Orfeo ama perdutamente Euridice, ma la bellezza di quest’ultima inebria anche il cuore di Aristeo. Per sfuggire alla sua seduzione si mette a correre all’impazzata, nella concitazione calpesta un serpente velenoso e muore all’istante.
Orfeo non si dà pace e decide di scendere nel regno dei morti. Con la sua avvenenza e la sua musica (diciamolo, Orfeo era un gran figo) non gli è stato difficile convincere Caronte e i giudici delle anime defunte a lasciarlo passare.
Per farla breve, gli viene concesso di riportare Euridice nel regno dei vivi, ma a una condizione. Quella di non voltarsi a rimirarla fino a quando non fossero giunti entrambi nella dimensione terrena.
Nonostante il monito, Orfeo non resiste e si gira a guardarla. Così Euridice muore per la seconda volta, svanendo per sempre.
L’insegnamento. Se vogliamo bene a una persona, non andiamo a scavare troppo indietro nel suo passato digitale. Potremmo scoprire cose che non ci piacciono, compromettendo seduta stante presente e futuro.
Icaro
Il mito. Per scappare dal labirinto, Dedalo costruisce per lui e il figlio delle ali fatte di cera e piume. Nonostante gli avvertimenti del padre, Icaro, eccitato dalla nuova esperienza, vola fino in prossimità del sole. Il calore scioglie la cera, Icaro precipita e muore.
L’insegnamento. I social media sono avvolgenti, eccitanti, irresistibili. Farsi prendere la mano, senza un’opportuna pianificazione dei contenuti, può portare rapidamente al disastro. Spesso, questi effetti negativi si riverberano anche offline.
Pandora
Il mito. Gli dei offrono a Pandora ogni sorta di virtù e lo stesso Zeus le dona un vaso, ordinandole però di tenerlo sempre chiuso. La curiosità è tanta, Pandora disobbedisce e apre il vaso, da questo escono tutti i mali dell’umanità.
Rapidamente, il mondo diventa un luogo ostile e inospitale. Tutto riprende vita quando Pandora apre nuovamente il vaso per far uscire la speranza, l’ultima a morire.
L’insegnamento. Sui social media scoperchiamo il nostro essere, le nostre opinioni, le nostre pulsioni. È inevitabile venire attaccati o, semplicemente, contestati. Solo guardando in fondo al vaso (la nostra interiorità) è possibile trovare quella speranza che ci permette di essere assertivi in ogni occasione.
Prometeo
Il mito. Prometeo ruba il fuoco agli dei, ma Zeus lo scopre e lo incatena a una rupe. Non è finita qui! Un’aquila lo tormenta e ogni giorno gli mangia il fegato che la notte ricresce per essere poi nuovamente beccato dal rapace il giorno successivo.
L’insegnamento. Il web e, in dettaglio, i social media, non sono il supermercato del gratis. Il sapere (il fuoco prometeico) ha un autore al quale, in molti casi, vanno riconosciuti i diritti del suo ingegno. Rubare la “conoscenza protetta” del lavoro di altri (una foto, una canzone, un film) è un reato non meno grave degli illeciti perpetrati nel mondo analogico.
Atalanta
Il mito. Atalanta, tenendo fede a una promessa fatta al padre e sicura della propria prestanza atletica, accetta di sposare solo chi l’avesse sconfitta in una gara di corsa. La posta in gioco è altissima: ciascun pretendente che non ne esce vincitore, viene ucciso.
Nessuno riusciva a batterla. Poi, un giorno arriva Melanione. Questi, disseminando delle mele d’oro lungo il percorso, supera Atalanta che non resiste alla tentazione di raccogliergliele.
L’insegnamento. Per quanto possiamo ritenerci capaci e sempre “sul pezzo”, la distrazione ci può far commettere errori dei quali pentirci amaramente.
Narciso
Il mito. Narciso ha molti spasimanti, ma lui li respinge fino a farli desistere. Solo Aminia non si dà per vinto, ma Narciso gli offre la spada per uccidersi. Il ragazzo obbedisce al volere di Narciso, ma non prima di aver invocato gli dei per ottenere una giusta vendetta.
Narciso, incantato dalla sua bellezza riflessa, si innamora perdutamente di se stesso. Il volere degli dei si avvera quando il pentimento si impossessa di Narciso, il quale si trafigge il petto a sua volta.
L’insegnamento. Mai innamorarsi troppo della propria immagine sul web. La nostra azione nel mondo è plurale e assume concretezza su più livelli. Essere una star su Facebook e, al tempo stesso, un perfetto sconosciuto per il vicino di pianerottolo, è come diventare miliardario con i soldi del Monopoli.