Qual è l’obiettivo più importante che ti prefiggi quando fai una presentazione? Ti do subito una brutta notizia: questa domanda è sbagliata. La domanda giusta è: “Il pubblico, cosa si aspetta di portare a casa dalla mia presentazione?”.
Sono sempre le aspettative delle persone a determinare il successo o la catastrofe di una presentazione. Va da sé che le prerogative siano diverse da pubblico a pubblico. Infatti, non è la stessa cosa parlare dei sistemi di sicurezza sugli aeroplani a dei piloti o a delle casalinghe che hanno paura di volare.
Tre aspetti fondamentali per catturare l’attenzione del pubblico
Per sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda del pubblico, il primo aspetto da tenere in considerazione è la comunicazione, che è una cosa ben diversa dalla semplice informazione. Informare è ciò che fanno i tabelloni degli orari dei treni, mentre comunicare significa creare significato. Detto in altri termini, è il tuo calore umano, ovvero tutto ciò che manca alle slide.
Il secondo aspetto è una diretta conseguenza del precedente. Il principale propellente della creazione di significato è la passione. Se non trasmetti passione in quello che fai, perché mai dovrebbero manifestartela quelli che sono venuti ad ascoltarti?
Infine, entra in gioco la credibilità. Essere credibili significa dimostrare coi fatti lo spessore del tuo bagaglio di esperienze. Avere una grande idea in un ambito di cui non conosci gli elementi costitutivi, i protagonisti e il mercato è come parlare al vento.
Le persone hanno bisogno di fidarsi di qualcuno (in questo caso, di te) che si sia sporcato le mani (anche fallendo più volte) con quello che sta dicendo. Ricorda, il fallimento è un pezzo importante dell’esperienza.
L’abc di una buona presentazione
Per fare una presentazione che sia utile per chi l’ascolta, occorrono doti di leadership (il pubblico ti dedicherà il suo tempo solo se sei in grado di motivarlo), abilità tecniche (non sei un programmatore, ma devi conoscere gli strumenti che usi), capacità di ispirare (devi essere in grado di indicare una visione partendo dalle conoscenze comuni a tutto il pubblico).
Quando entri in scena, il pubblico non sa assolutamente nulla di te e devi convincerli che non sono venuti a sprecare il loro tempo. Come si fa?
Andiamo in ordine. Prima di tutto, è necessario che la presentazione parta a razzo. Hai a disposizione solo una ventina di secondi per attirare l’attenzione e focalizzare tutto l’interesse della platea su di te.
In relazione all’argomento, puoi cominciare con una domanda spiazzante (“Stamattina, chi di voi ha rifatto il proprio letto?”) o raccontando la tua storia (“Adesso faccio il benestante, ma nel corso della mia vita ho cambiato lavoro più volte…”), ciò che conta è che si crei subito un contatto emotivo fra te e il tuo pubblico.
Se parti col botto, il resto della presentazione deve poi per forza procedere in continua ascesa. Dopo la “fucilata” iniziale, le persone si aspettano un crescendo di fuochi d’artificio, fino al grand carousel finale. Tradire una grande promessa di partenza è peggio che fare una presentazione monotono (e monotona).
Gli errori da evitare
Puoi immaginare la presentazione come una montagna da scalare, e man mano che sali (e con te il tuo pubblico) il paesaggio sottostante si allarga sempre più, svelando ogni volta cose nuove.
Tu sei la guida e il buon esito della cordata dipende esclusivamente da te. Quindi, fai molta attenzione ai passi falsi:
- essere attraenti non significa “vendere” cose irrealizzabili (se dici che tutti possono diventare maghi delle presentazioni in mezzora, nessuno ti crede, ma nemmeno se affermi che occorrono cinquant’anni)
- non azzardare mai risposte su aspetti che non conosci (fra il pubblico c’è sempre l’esperto di qualcosa e appena ti sgama hai mandato all’aria baracca e burattini)
- non dare mai nulla per scontato (tutto ciò che le persone non comprendono, nella loro testa ha l’effetto di fermare il flusso della presentazione e a quel punto… addio fichi)
- nel caso la presentazione riguardi il template di un sito web, non fare mai delle demo in diretta (per una strana congiuntura astrale non vanno mai come devono andare)
- l’incoerenza, i refusi e gli errori mandano tutto a carte quarantotto (se non sei in grado di controllare la “tua” presentazione, come puoi pensare che il pubblico possa farsi “gestire” da te?)
I trucchi del mestiere
Poco fa ho parlato di maghi delle presentazioni, in realtà chi fa delle buone presentazioni non ha dei conigli nascosti nelle tasche segrete della giacca. Quello che fa è tutto sotto la luce del sole (pardon, del proiettore), allora si tratta solo di studiare il meccanismo che fa la differenza fra un presentatore che tiene la scena e un altro che lascia tutto il protagonismo a PowerPoint (spesso con slide raccapriccianti).
Non mi stancherò mai di ripeterlo, nelle presentazioni c’è sempre troppo testo. Lo so, la tentazione di avere sott’occhio una manciata di paragrafi ti fa stare più tranquillo (“Se poi perdo il filo…”), ma ti sei mai chiesto se è così anche per il pubblico? Te lo dico io, il pubblico sa leggere e si annoia da morire se uno lo fa al posto suo. Ricapitolando, l’assenza di frasi è meglio delle frasi (anche brevi).
Un’immagine. Basta un’immagine perché il pubblico venga catturato, aspettando (impaziente?) che le tue parole le conferiscano uno scenario di senso.
E la prima slide? Essendo la prima cosa che il pubblico vede, va confezionata in maniera tale da far pregustare tutto il resto. Hai presente l’immagine che è sulla scatola dei puzzle? Ecco, quello è ciò che il tuo pubblico dovrà immaginare di essere in grado di fare dopo la tua presentazione.
E l’ultima? Metti l’immagine che ti pare (purché bella e significativa) o una citazione che ti rappresenti, ma per favore non scrivere mai “Grazie per l’attenzione!” e, ancora peggio, “Spazio alle vostre domande”.
Faremo tesoro dei tuoi insegnamenti !!!!!
Ma quanto c’e’ da studiare …. ;-))
Grazie
Fabio Bargnesi
Gli esami non finiscono mai (cit. Eduardo De Filippo) 😉