Presta attenzione a questo titolo!

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L’attenzione è uno degli aspetti più preziosi dell’economia dell’era digitale. Dopo secoli di accesso vietato o limitato alle informazioni (per molto tempo è stato un lusso riservato a pochi eletti), oggi gran parte degli esseri umani può fruire, in maniera pressoché illimitata, di una quantità impressionante di contenuti di tutti i tipi.

La veicolazione del sapere, dalla trasmissione orale fino alle tecnologie digitali, passando per la scrittura e la stampa a caratteri mobili, ha ogni volta trovato sulla sua strada evolutiva nuovi e sempre più potenti strumenti di diffusione.

Tuttavia, il vero e proprio salto quantico è avvenuto nel momento in cui le informazioni si sono liberate dal loro supporto fisico, cioè quando la musica si è staccata dal vinile e le parole non hanno avuto più bisogno della carta per compiere il loro giro intorno al mondo. I bit hanno rescisso il vincolo con gli atomi che tenevano imprigionati i contenuti.

Senza dubbio le possibilità incrementali del sapere sono aumentate, ma nei vari “passaggi di stato” offerti dalle nuove possibilità, non è tutto oro quello che luccica. Infatti, i notevoli vantaggi fanno anche il paio con evidenti perdite o, se non altro, con i limiti umani dell’elaborazione cognitiva.

La nostra mente ha pressoché la stessa potenza di sempre e, ovviamente, anche i giorni sono sempre costituiti dalla stessa quantità di minuti.

Ecco allora che superato il limite dell’informazione, ce ne troviamo davanti un altro, questa volta insormontabile. Mi sto riferendo all’attenzione.

Cos’è l’attenzione?

Come sappiamo, l’attenzione è il focus selettivo che mettiamo in atto su uno specifico range di stimoli, mentre ignoriamo completamente tutti gli altri. Per altro verso, quando diciamo a noi stessi e agli altri di “fare attenzione” aggiungiamo a questo comportamento altre due importanti caratteristiche: è un bene limitato e, di conseguenza, prezioso.

Peraltro, sulla sua limitatezza il premio Nobel Herbert Simon non nutriva alcun dubbio, mettendola in relazione diretta con le moderne possibilità offerte alla conoscenza: “l’abbondanza d’informazione genera una povertà d’attenzione”. Un collo di bottiglia al momento non negoziabile.

Ne deriva che le capacità biologiche di multitasking siano di fatto un’illusione, poiché non possiamo occuparci pienamente di più cose contemporaneamente. Tanto che il solo fatto di avere lo smartphone sempre a portata di mano, ci distrae continuamente con il torrente in piena delle sue notifiche.

A questo punto, non dovrebbe essere complicato intuire che siamo progressivamente arrivati a una vera e propria mercificazione dell’attenzione. Una transizione che, specie online, ha visto l’economia “materiale” cedere il passo all’economia dell’attenzione.

Gli “addetti ai lavori” del web hanno da tempo compreso la limitatezza della risorsa attenzione in un mercato sempre più affollato e competitivo.

“Catturare l’attenzione” è diventato così un mantra che si esplica attraverso animazioni incredibili, colori abbaglianti, titoli urlati. Tutte cose che non di rado finiscono per degradare l’esperienza dell’utente che, da par suo, elabora perfino una sorta di adattamento comportamentale. Una specie di euristica molto simile alla cecità, ovvero l’invisibilità cognitiva nei confronti di determinate posizioni dello schermo (quelle dove tipicamente appaiono gli annunci) in risposta al “bombardamento” di informazioni.

Il mercato dell’attenzione

Ma ecco sbucare fuori l’asso dalla manica dei progettisti del web: o paghi con l’attenzione (la moneta di scambio è la pubblicità) o paghi con i soldi, conservando in quest’ultimo caso la preziosissima concentrazione. Insomma, ci tieni alla tua attenzione? Allora, paga!

Al momento, sembra essere questa la strategia universalmente adottata. Un specie di prendere o lasciare fra il servizio free (con pubblicità) e quello premium (senza pubblicità).

Tuttavia, non è per niente da escludere la creazione di pubblicità “cattura attenzione” sempre più coinvolgenti e interattive come, ad esempio, l’implementazione mirata della realtà aumentata.

Se i dati sono il “nuovo petrolio” (del resto, non da oggi) con la crescente popolarità delle intelligenze artificiali e dei LLM, la mercificazione dell’attenzione si imporrà, più di quanto non lo sia già in questo momento, come un inedito capitolo nella conquista dello sguardo (dis)interessato degli utenti.

Foto di Ömer Haktan Bulut

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Viviamo in un'epoca in cui siamo costantemente bombardati da informazioni e stimoli provenienti da ogni direzione.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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