Che tu faccia il relatore occasionale (una volta all’anno per la presentazione del bilancio aziendale) o il formatore professionista (tutti i giorni e per molte ore), il successo dell’intervento è determinato solo da una cosa: la tua idea che si trasferisce nella testa delle persone che ti ascoltano.
Di certo, puoi rendere il contesto emotivamente coinvolgente raccontando un episodio personale, una vicenda poco conosciuta o, volendo, un segreto (quasi) inconfessabile, ma tutto si regge su quella straordinaria capacità umana di “fabbricare” idee. In questo caso, una in particolare.
Miliardi di neuroni connessi in un groviglio indecifrabile ad un certo punto lasciano intravvedere una loro frazione organizzata, una “forma” che si trasferisce identica nel cervello di altri individui. Una magia che si avvale di un solo ingrediente: le parole.
Prima di scoprire come faccia il linguaggio a teletrasportare un’idea, è opportuno chiedersi che cos’è un’idea.
Non esiste una definizione di idea in senso assoluto, a seconda dei casi può essere complessa e di difficile rappresentazione, oppure estremamente semplice e “ovvia”… una volta svelata. Pertanto, una tassonomia delle idee è praticamente e idealmente impossibile.
Tuttavia, indipendentemente dalla sua forma e dimensione, possiamo affermare che un’idea è tale quando ci aiuta a interpretare il mondo e, con questo, il nostro modo di viverlo.
Il mondo, per l’appunto, è sempre una rappresentazione soggettiva. L’aveva intuito Arthur Schopenhauer più di un secolo e mezzo fa, lo sappiamo noi quando maneggiamo gli stereotipi e ci rapportiamo con le multiformi identità di una singola persona.
Al cospetto di un oggetto, di uno stile, di una cultura ognuno di noi reagisce in maniera differente. È la modalità operativa del cervello, ovvero quella che chiamiamo visione del mondo. E quest’ultima non è altro che la realtà immediata di un reticolo di idee.
Ecco perché le idee sono così importanti. Se sappiamo comunicarle in maniera opportuna, cioè senza manipolazioni, ma con autentica passione, sono capaci di cambiare il modo di vedere il mondo. Questa è l’arma più potente che abbiamo a disposizione.
Costruire un’idea e condividerla con il pubblico
È questo l’obiettivo primario che si dovrebbe porre qualsiasi oratore. Un esercizio che parte dal “cosa” si dice per poi lasciare la scena al “come” lo si dice.
L’idea deve essere una sola
Tutto il discorso deve ruotare attorno a una grande idea. Una sola.
L’idea vive e diventa patrimonio condiviso solo se c’è unitarietà fra il contesto espositivo, le metafore e gli esempi. Insomma, ogni approfondimento deve avere il timone ben orientato sul filo conduttore.
L’idea appartiene a tutti
Per condividere un’idea è necessario che il pubblico sia d’accordo a farla accedere nella sua mente. Come dire, prima di entrare a casa di altri è buona educazione bussare e chiedere il permesso.
Il vestito buono per farsi accettare si chiama curiosità. Individuiamo una questione che sappiamo essere presente e con domande al limite del provocatorio lasciamo l’anello incompleto. A questo punto, alla visione manca un pezzo del collegamento. La curiosità di sapere “come andrà a finire” innescherà il desiderio e… blam, la porta della stanza cognitiva si apre.
L’idea va fatta semplice
“Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività”. Rimango sempre affascinato dai “grandi” che riescono a spiegare cose complicate con due pennellate di quotidianità.
Non tutti siamo nati con la sintesi di Albert Einstein, ma dobbiamo fare qualsiasi cosa per parlare la stessa lingua del pubblico. Un’idea, per quanto rivoluzionaria, sarà sempre aliena per la mente degli ascoltatori se non siamo in grado di partire dalle cose che loro già sanno. È questo il campo privilegiato delle metafore.
L’idea deve essere utile
Se l’idea serve solo a noi, allora non verrà mai condivisa.
L’idea che passa da una mente all’altra è quella che migliora la giornata di qualcuno, che fa cambiare prospettiva sul mondo, che ispira una nuova idea.
Questo è l’intervento che merita di essere seguito. I suoi effetti continuano per molto tempo perché il pubblico si è portato a casa un regalo. Di più, un’idea.