Quello che il cervello vede nelle presentazioni

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Perché è così facile guardare un film o una fotografia? Semplicemente perché non dobbiamo fare lo “sforzo” di leggerli sequenzialmente. La superiorità delle immagini sulla lettura si manifesta anche in termini di maggior ritenzione delle informazioni nella memoria. Infatti, dopo tre giorni ricordiamo solo il 10% di quello che abbiamo letto, mentre la percentuale sale al 65% nel caso di una raffigurazione.

A questo proposito, Allan Paivio, professore di psicologia alla University of Western Ontario, ha postulato la teoria del doppio codice secondo la quale qualsiasi immagine genera nel cervello un codice visivo e uno verbale, aumentando in questo modo il ricordo.

Tuttavia, il cervello non elabora tutta la luce che attraversa la retina, come farebbero una macchina fotografica o una videocamera. L’atto di vedere, che associa il concetto di idea alla biologia della vista, presuppone l’eliminazione di gran parte dei dati originali in ingresso. Nella corteccia cerebrale i segnali vengono elaborati e mappati, ma molti vengono scartati. Perché? Alcuni segnali non coincidono con il grado di attenzione che abbiamo in quel momento, altri non si integrano con le nostre conoscenze (Cos’è l’arte se non la coincidenza con ciò che sappiamo?).

Cosa significa tutto questo per una presentazione in PowerPoint? Per esperienza, ritengo si debba prestare attenzione a due questioni in particolare: l’efficienza di elaborazione e la capacità espressiva.

Efficienza di elaborazione.
Come è naturale attendersi, non tutte le sollecitazioni visive sono uguali. Alcune attraversano le reti neuronali piuttosto facilmente e con elevata velocità, altre necessitano di una sorta di analisi che ne rallenta il transito. Se si “costringe” il pubblico a leggere i testi sulle slide, di fatto lo si sottopone a un grande sforzo di elaborazione (dai simboli al significato, passando per la loro decodifica). Praticamente, il cervello deve confrontare i segni di ciascuna lettera con quelli presenti in memoria, inserire ogni parola nel contesto della frase, recuperare un significato più o meno approssimativo.
Insomma, il testo innesca una grande mole di lavoro mentale. Un dispendio energetico giustificabile per la lettura di un libro, ma del tutto sprecato quando è necessario prestare il massimo dell’attenzione alle parole del presentatore (ovvero, la “vera” presentazione).

Le immagini richiedono tempi di elaborazione relativamente bassi e vengono analizzate contemporaneamente all’ascolto delle parole del presentatore. Questo è il motivo per cui riusciamo a guardare un film o la televisione senza molta fatica. In definitiva, se in una presentazione abbassiamo lo sforzo cognitivo che deve fare il pubblico, possiamo anche pensare di riuscire a migliorare l’esperienza complessiva del medesimo.

Capacità espressiva.
Con le immagini è spesso possibile spiegare, semplificare o rappresentare concetti che con le parole sarebbe sicuramente più complicato fare. Ovviamente, ciò non vale per tutte quelle immagini “buttate” dentro una slide a puro scopo decorativo (quante ne ho viste!). In questo caso, l’effetto è disastroso perché il pubblico è tutto concentrato nel dare una risposta alla domanda: “Perché mi fanno vedere queste immagini che non c’entrano un fico secco con quello che sta dicendo il presentatore?”.
Al contrario, “Ti faccio vedere quello che voglio dire” è una delle frasi più potenti che può pronunciare un presentatore di slide.

Le immagini sono anche un potente strumento per stimolare la via delle emozioni, specie quella più profonda. Se dobbiamo realizzare una presentazione sui danni provocati dal fumo, possiamo sicuramente fare un elenco puntato, ma saremmo molto più efficaci emotivamente mostrando delle immagini con gli effetti del tabacco sui denti, sulla pelle, sui polmoni.

Sulla stessa lunghezza d’onda, come far comprendere, solo con le parole, cos’è una ruota panoramica a chi non ne ha mai vista una in vita sua? Non dico che sia un’impresa impossibile adottare una narrazione testuale, ma certamente se corrediamo le nostre descrizioni verbali con immagini appropriate, il tutto diventa più semplice e chiaro.

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È come la ruota di una bicicletta, ma molto più grande.
Ci si può salire sopra e farci un giro.
Ci si può salire sopra e farci un giro.
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Da lassù il panorama è mozzafiato.

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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