Ci ha battuti il pesce rosso!

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“Veniamo da un mondo dove la potenza di calcolo era scarsa, ora stiamo andando verso un luogo dove è quasi illimitata, e dove il vero bene scarso è l’attenzione umana.”. Così sentenzia il CEO di Microsoft Satya Nadella, dopo la presentazione dello studio (pubblicato dalla stessa Microsoft) circa gli effetti del digitale sui nostri livelli di attenzione.

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Nel dettaglio, se nel 2010 l’attenzione media di noi umani si attestava attorno ai 12 secondi, nel 2013 è scesa a soli 8 secondi. Il pesce rosso, con la sua proverbiale scarsa memoria, ormai ci surclassa.

La causa di questa débâcle? Tutta colpa dei nostri smartphone e della dipendenza da internet. L’eccesso (e in taluni casi l’abuso) di tecnologia sta compromettendo la nostra capacità di concentrarci mentalmente su un’attività specifica. Insomma, quando usiamo un dispositivo digitale (smartphone, tablet, orologio intelligente, etc.) fatichiamo, e non poco, a mantenere la concentrazione su ciò che ci circonda.

Dello stesso avviso è una ricerca commissionata da Kaspersky Lab. Il colosso dei software antivirus parla addirittura di effetto Google, vale a dire la delega alla rete per trovare tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, come pure la creazione di una memoria extra-biologica con tutti i nostri dati.

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Che esista una correlazione fra “vita digitale” e memoria, pare essere confermato, in particolare, da un’evidenza di questa ricerca: il 72% delle persone intervistate ricorda il suo primo numero di telefonia fissa, ma non quello dei cellulari dei figli o del partner.

Per altro verso, la digital amnesia mette a nudo anche un ulteriore problema. Mentre aumenta la dipendenza dai dispositivi digitali, infatti poco meno della metà degli intervistati dichiara che nel proprio smartphone ci sono tutti i dati più importanti (e di solito è anche l’unico posto in cui risiedono), e nonostante l’impatto devastante che potrebbe avere la loro perdita, c’è ancora poca consapevolezza circa la necessità di proteggerli (il 13,5% ha ammesso addirittura di ignorare una tale evenienza).

Il cosiddetto “io esteso” (una sorta di cyborg dei nostri tempi) ha ormai dato luogo a una relazione bidirezionale con la tecnologia. Perdere lo smartphone significa perdere i propri dati, i propri ricordi, le proprie emozioni. Le protuberanze digitali (durante la giornata, con le dita sfioriamo più il telefonino che il viso di un nostro caro) sono diventate qualcosa di indissolubile dai nostri processi di validazione sociale. Stiamo bene psicologicamente (e fisicamente) solo se abbiamo addosso un qualche gingillo che ci faccia sentire sempre “in rete” con gli altri.

E l’estinzione della memoria? Pazienza, forse è il prezzo da pagare alla vita multitasking. Come si vede costantemente in ogni contesto pubblico o privato, la luce azzurrognola del display che illumina perennemente i volti, ci sta a significare che nonostante tutto val bene incassare la sconfitta con il pesce rosso. Quando non ci sarà più partita nemmeno con gli invertebrati forse cominceremo a porci qualche domanda. Ma non ne sarei tanto sicuro.

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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