Dove si compra l’ispirazione?

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Per scrivere, per disegnare o per qualsiasi altra cosa più o meno artistica, si dice sia indispensabile avere l’ispirazione. Niente di più vero! Sicuramente sono importanti la tecnica, le regole, lo stile, ma occorre sempre una scintilla in grado di accendere il processo creativo.

Nel mio caso, quello dello scrivere, gli spunti possono essere milioni tutti i giorni: dalla battuta al bar all’episodio curioso capitato per strada. Evidentemente, ognuno “vede” l’ispirazione a modo suo e la vera differenza la fa la lettura, un capitale di conoscenze che apre le porte a un’infinità di opportunità.

Leggiamo per divertirci, per imparare, talvolta per rilassarci, in ogni caso è lì che si trova la chiave d’accesso alla curiosità da cui poi nasce l’ispirazione. Più sappiamo, più è facile che gli eventi quotidiani, magari anche quelli a prima vista trascurabili, si intreccino con le nostre idee. Nuovi sentieri creativi cominciano così ad affollare la nostra mente e ci spingono a prendere in mano una penna per dar loro una vita e farli camminare.

Dalla buona scrittura alla presentazione persuasiva il passo è molto breve. Spesso, eccellenti luminari di questa o di quell’altra materia si producono in presentazioni di una noia mortale, prive di ritmo e senza il minimo appeal. In conclusione, saper scrivere efficacemente è un po’ come saperla raccontare in maniera convincente. Stesso approccio, stessa metodologia, stessa preparazione.

L’ispirazione, dunque, non la vende nessuno. Tutto dipende da quanto sono profonde le nostre conoscenze e da come ci illuminano su congetture non sempre evidenti. Mi riferisco, ad esempio, alle analogie che ci possono essere fra prepararsi a una maratona e salire su un palco per fare una presentazione: l’allenamento, la cura dei particolari, la gestione psicologica.

Sulla stessa lunghezza d’onda, le citazioni, gli aforismi e le frasi fulminanti, con il loro carattere sintetico, a volte spiazzante, forniscono spunti buoni per ogni occasione, comprese le presentazioni.

1. Le presentazioni che più ci rimangono impresse sono quelle sostenute da una profonda saggezza: anticipare quello che si sta per dire, dirlo e, infine, ripetere quello che si è detto. Tutte cose che il buon Churchill aveva già avuto modo di ribadire in tempi non sospetti: “…se volete dimostrare un punto di vista importante, non dovete essere né astuti né capaci. Utilizzate una mazza, colpite il punto una prima volta, poi una seconda ed infine una terza con un colpo poderoso!”

[bctt tweet=”Colpite il punto una prima volta, poi una seconda ed infine una terza con un colpo poderoso! (Churchill)”]

Più viene ripetuto il messaggio, ovviamente con la dovuta chiarezza espositiva, maggiore sarà la possibilità che questo rimanga radicato nella memoria del pubblico. Per dirla in altri termini, non si deve sovraccaricare la mente delle persone facendo fare a loro lo sforzo di recuperare la vostra idea chiave fra mille altri messaggi. Serviamogliela noi su un piatto d’argento!

2. Avete mai sentito qualcuno biasimarvi per un discorso troppo corto? Semmai, vi sarà capitato l’esatto contrario.

[bctt tweet=”Nessuno si è mai lamentato di una presentazione o di un discorso troppi brevi. (Stephen Keague)”]

Presentare davanti a una platea è sempre una faticaccia. È giusto che per questo pretendiamo rispetto, ma facciamo altrettanto anche noi con il pubblico. Specie nei confronti del tempo che ci stanno dedicando. Difficile dire quanto avranno ricordato i parlamentari cubani del discorso fiume di 7 ore e 15 minuti tenuto da Fidel Castro il 24 febbraio 1998, di certo una presentazione che non si perde in divagazioni inutili è più assimilabile e memorabile.

3. Quando abbiamo poca dimestichezza con l’argomento che dobbiamo trattare, spesso ci rifugiamo in presentazioni complicate, indecifrabili, incomprensibili. “È la semplicità che rende una persona poco istruita più efficace di una dotta quando ci si rivolge a un pubblico popolare”. (Aristotele)

Il compianto cantautore folk Pete Seeger sosteneva a buona ragione che “qualsiasi sciocco può fare qualcosa di complesso; ci vuole un genio per fare qualcosa di semplice”. Come dargli torto?
Una platea di persone coltissime apprezzerà la nostra capacità di semplificare concetti complessi e, allo stesso modo, verremo applauditi anche da quelli meno ferrati sui ragionamenti che esporremo. Inutile aggiungere che la semplificazione è l’ultimo traguardo di una perfetta conoscenza dell’argomento trattato.

4. Se le presentazioni fossero solo un fatto legato all’informazione circa qualcosa, sarebbe sufficiente inviare i documenti per e-mail e risparmiarci così di prendere in mano un microfono. Invece, le presentazioni vengono fatte per convincere, per determinare stati emotivi e, in ultima analisi, per trasferire storie contagiose.
Anche qui, una citazione illuminante di Maya Angelou: “Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”.

[bctt tweet=”Le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire. (Maya Angelou)”]

Un presentatore ha davanti un pubblico. Questa è la logistica.
Un presentatore fa sentire importante il suo pubblico. Questo è il successo della presentazione.
“Immagina che ogni singola persona che incontri abbia un cartello attorno al collo che dice: Fammi sentire importante. Non solo avrai successo nelle vendite, ma avrai successo nella vita”. (Mary Kay Ash)

5. Tutte le presentazioni si traducono in una vendita. Si vendono pentole, ma anche motivazioni. Lo scopo è identico: convincere le persone.
“Ho sempre detto che tutti vendono. Forse lei non fa il venditore di professione, ma se il suo lavoro è quello di trattare con le persone, allora caro amico, lei è un venditore”. (Zig Ziglar)

[bctt tweet=”Se il suo lavoro è quello di trattare con le persone, allora caro amico, lei è un venditore. (Ziglar)”]

Photo by Foundry

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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