La creatività al lavoro

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Nei miei corsi di formazione aziendale faccio largo uso di giochi con l’intento di stimolare la creatività. Molto spesso mi viene obiettato che la creatività è un talento innato, insomma una cosa che ce l’hai o non ce l’hai.

Poi, nella realtà delle cose, succede altrettanto frequentemente che le idee innovative, grandi o piccole, si manifestino senza sosta. Quindi, tutto sta nel riuscire a determinare un innesco adeguato.

Un altro motivo di contrarietà, se possibile ancora più condiviso del precedente, riguarda invece l’utilità pratica dell’essere creativi, specie in ambito lavorativo. In questo caso, ho rilevato come si sconti un certo tipo di impostazione scolastica secondo la quale la creatività viene circoscritta alle espressioni pittoriche e musicali.

Invece, la creatività è ovunque, in qualsiasi cosa che facciamo: dalla più semplice (lavare un bicchiere) a quella più complessa (ottimizzare una linea di produzione industriale). Dopo tutto, essere creativi significa diventare più flessibili, più reattivi, più intuitivi.

Qualsiasi cosa che esiste può essere messa in discussione

Lo “sblocco” creativo avviene perché a un certo punto, spinti dalla necessità, ci chiediamo “perché?”. Se tutto questo ci sembra logico quando dobbiamo trovare una soluzione in una circostanza contingente, perché (eccolo che ritorna) non ci alleniamo anche in contesti, se vogliamo, meno pregnanti e utilitaristici?

Del resto, come per tutte le faccende, più prendiamo dimestichezza con certe abilità e più le “sentiamo” nostre.

Allora, perché non alimentare il nostro pensiero creativo con domande come “perché l’acqua è bagnata?”, “perché il cielo è blu?”, “perché il tempo va avanti?”.

Un problema, diverse soluzioni

Partendo dal presupposto che esistono diversi tipi di intelligenza (matematica, pratica, emotiva, etc.), va da sé che lo stesso problema può essere affrontato (e risolto) con approcci differenti.

Entra in gioco, è il caso di dirlo, la prospettiva individuale con cui guardiamo il mondo. In base alle nostre inclinazioni, riconosciamo a ogni cosa o situazione una sorta di prestazione essenziale. Un fiore osservato da un fotografo, da un botanico o da profumiere non è più lo stesso fiore.

La curiosità accende la creatività

È tutta una questione di curiosità. E cos’è la curiosità se non il senso irrefrenabile di andare alla ricerca del significato nascosto delle cose?

Oltrepassare l’ovvietà delle routine quotidiane significa immergersi sotto la superficie del pensiero immediato. Forse ce ne siamo dimenticati, ma al di là della nostra avversione per la matematica, la risoluzione di un’equazione ci riempiva di soddisfazione, al pari (o più) di un goal segnato durante la partitella improvvisata nel cortile della scuola.

La curiosità ha bisogno di tempo. Di un tempo lento, lontano anni luce dal “tutto e subito”. Un tempo ripagato (con gli interessi) dal compiacimento di aver viaggiato con la mente, anche solo per pochi istanti, fuori dalle consuetudini e dai luoghi comuni.

Leggere un libro, la miniera della creatività

Siamo un popolo che legge poco, anzi pochissimo (solo il 41% delle persone di 6 anni e più ha letto almeno un libro per motivi non professionali nel corso dell’anno – Istat 2017), ma nonostante ciò abbiamo sempre un’opinione su qualsiasi argomento dello scibile umano, come si può ben constatare nelle discussioni sui social media.

Tutto questo per dire che fare spazio alla lettura è un modo efficace e a basso costo per avere maggiore cognizione di causa e, di converso, incoraggiare il pensiero creativo. È perfino banale evidenziare come più è ricco il nostro vocabolario (di parole e di “visioni”) e più siamo in grado di ricombinare le idee in traiettorie nuove.

Alla ricerca della noia perduta

Appena abbiamo un momento di pausa o di attesa accendiamo il display del nostro smartphone. Sembra quasi che l’ozio, cioè non avere in programma alcuna attività, possa compromettere irrimediabilmente la fisiologia dei nostri neuroni.

In realtà, è proprio quando lasciamo il cervello libero di vagare senza meta che succedono le cose, ça va sans dire, più impensabili. Ecco allora che le sensazioni che percepiamo dall’esterno si mescolano con le connessioni dei ricordi, dando vita a ciò che abbiamo di più straordinario: l’immaginazione.

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La creatività al lavoro
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La creatività al lavoro
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Ogni cosa che facciamo ha una componente creativa, anche se spesso non ci facciamo caso. La creatività è una soft skill fondamentale in qualsiasi lavoro.
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Sergio Gridelli Blog
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Categorie: Coaching

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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