Voler avere ragione a tutti i costi o perseguire il desiderio di essere felici?

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Da quando gli esseri umani si sono organizzati in strutture sociali e funzionali, le loro relazioni si sono polarizzate su due differenti modi di porsi le domande: ordine o conflitto?

Sia nella prospettiva di Marx (il conflitto è il fattore patologico delle società capitalistiche) che in quella di Weber (il conflitto è la condizione normale di tutte le società, anche oltre la sfera economica), rimane l’idea della perenne contrapposizione fra gli individui.

Se riportiamo alla mente l’ultima volta che abbiamo dibattuto da posizioni contrapposte con un nostro interlocutore, è molto probabile che il nostro scopo non fosse quello di individuare la soluzione migliore, ma di vincere.

In tutto questo è facile scorgere il bisogno atavico di conquistare una sempre maggiore influenza sugli altri. Pertanto, utilizziamo tutte le nostre risorse cognitive solo per raccogliere gli elementi a favore, ignorando tutti gli altri.

In sostanza, sappiamo di non poter avere sempre ragione su tutto, ma quando affrontiamo un argomento specifico che ci coinvolge in maniera profonda ecco che prontamente ci smentiamo.

Il mondo professionale, per non parlare di quello familiare, è costellato da continui disaccordi che, nella stragrande maggioranza dei casi, si rivelano piuttosto irrilevanti. Soprattutto, se visti dentro il progetto complessivo della nostra vita lavorativa o relazionale.

Questioni su cui avevamo mandato tutto all’aria solo qualche anno fa, ora ci fanno sorridere, se non addirittura rammaricare per quegli eccessi che ci avevano fatto dimenticare la misura. La nostra visione del mondo cambia e con essa mutano le credenze per le quali un tempo, più o meno lontano, saremmo stati disposti a immolarci.

La lezione che credo di aver imparato

Dopo innumerevoli stop-and-go, e con tutte le imperfezioni che ancora tengono banco nelle mie relazioni, quando entro in contrasto con qualcuno, anziché sfoderare le migliori risposte (ovviamente, di parte), cerco di capire se esiste uno spazio emotivo entro cui la prospettiva “di non avere ragione” si potrebbe rivelare molto più vantaggiosa.

In ogni conflitto ci sono sempre due parti che soffrono: chi ha vinto, perché conserva la consapevolezza che le incertezze sono la struttura portante delle convinzioni e chi ha perso, perché la delusione gli fa rimettere in discussione gli obiettivi in cui credeva.

La realtà fra rappresentazione e rispetto

Da Platone a Schopenhauer si è fatta consistente l’idea secondo la quale il mondo non sia altro che una sorta di illusione ottica, in cui il soggetto e l’oggetto rappresentano (mai parola fu più giusta) le due facce della stessa medaglia.

Ne deriva che ognuno di noi ha la propria visione del mondo, non necessariamente “più vera” di quella che hanno le altre persone.

Cos’è allora il rispetto per gli altri se non chiedersi costantemente come loro vedono il mondo? Una domanda che di per sé mette da parte tutti i pregiudizi e ci costringe a utilizzare altre lenti attraverso cui traguardare il tema oggetto di disaccordo.

Facendo in questo modo è come se ci ponessimo la meta di trovare un terreno comune sul quale i valori di entrambe le parti si intrecciano, si mescolano, si sommano. La conseguenza non può che essere un’apertura di fiducia reciproca.

I conflitti nelle organizzazioni, specie quando hanno come unico obiettivo la “prova di forza”, ottengono sempre un progressivo sgretolamento del concetto di squadra. Infatti, alla fine resta solo un gruppo di persone che rimangono insieme esclusivamente per ragioni contingenti (contratto, disillusioni, mancanza di alternative).

Anche le squadre più affiatate vivono le loro tensioni interne – sarebbe folle pensare il contrario – ma hanno un traguardo noto a tutti e, soprattutto, posseggono (dal leader in giù) la consapevolezza di poterlo raggiungere solo tutti insieme. Per questo motivo, quando il conflitto diventa inevitabile, rispetto alla ragione del singolo scelgono la felicità di tutti.

Sommario
Voler avere ragione a tutti i costi o perseguire il desiderio di essere felici?
Titolo
Voler avere ragione a tutti i costi o perseguire il desiderio di essere felici?
Descrizione
Il conflitto è inevitabile. Tuttavia, abbiamo sempre la possibilità di scegliere se vincere solo noi o vincere tutti.
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Sergio Gridelli Blog
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Categorie: Coaching

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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