Come prendere appunti furbi

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Una penna, un foglio, una pin

Fin dai tempi delle superiori, ho sempre avuto un rapporto conflittuale con gli appunti. Come dire, mi rendevo conto della necessità di trovare un metodo efficace che si ponesse a metà strada fra l’annotazione integrale di quanto detto dal professore (compreso il ritmo del suo respiro) e la completa abdicazione in favore di un ascolto più attento, ma non ero mai soddisfatto del risultato.

Questa ricerca del perfetto punto di equilibrio, mi è balzata alla mente in questi mesi quando, complice il periodo di restrizioni, ho frequentato diversi webinar professionali. È stato come rivivere i tempi della scuola e, di converso, rendermi conto che, sul “come prendere degli appunti efficaci”, non avevo fatto dei gran progressi.

Anzi, le prime volte finivo sempre per dare ragione a Virginia Woolf: “Prendere appunti è facile. Scrivere, d’altro canto, è un’arte difficilissima”. Ecco qua, il perno di tutto era proprio l’efficacia delle note che mi appuntavo. Insomma, scribacchiavo delle cose così disarticolate da non poter essere poi (ri)utilizzate in alcun modo.

Partendo dal presupposto che alla base di tutto è indispensabile che ci sia un ascolto attivo, soprattutto nei primi e negli ultimi minuti (all’inizio viene fornito il quadro d’insieme dell’argomento e alla fine viene fatta la sintesi dei contenuti), ho sperimentato due modalità per prendere appunti:

  • il modo testuale
  • il modo visivo

Il modo testuale

È il modo più “naturale” di prendere appunti, ma è anche quello che, se fatto in maniera approssimativa, spalanca le porte all’equivoco allorquando, a lezione finita, arriva il momento di riprendere in mano le nostre note e cercare di capirci qualcosa.

La struttura è quella tipica di un elenco puntato costituito dagli argomenti principali e dai loro sottoinsiemi. Il rischio che ho paventato è la conseguenza dall’estrema semplificazione in cui si viene trascinati dallo schematismo tipico di questo approccio.

È possibile sventare questo pericolo trasformando il “semplice” elenco in frasi (una per ogni riga) in cui l’argomento viene arricchito grazie alle connessioni con ciò che già sappiamo. Ad esempio, se il relatore sta parlando di comunicazione para-verbale, noi possiamo aggiungere una nota su come cambia diametralmente il significato della nostra esposizione, modulando opportunamente il tono e il volume della voce.

Alzando l’asticella, possiamo arrivare a confezionare qualcosa di veramente utile. Attraverso la suddivisione del foglio in due colonne verticali, possiamo utilizzare la parte di sinistra per annotare le frasi come appena visto, mentre l’altra parte la utilizzeremo per le nostre integrazioni quando andremo a rivedere gli appunti. In aggiunta, potremo scrivere in cima alle colonne anche gli argomenti trattati in quella pagina.

In definitiva, si tratta di pensare fin da subito agli appunti come allo strumento operativo che utilizzeremo per studiare.

Il modo visivo

Richiede una buona dose di esercizio, ma è di gran lunga quello che prediligo. Nel dettaglio, è una specie di ibrido che mette insieme i fondamentali dell’infografica con i presupposti su cui si regge la mappa concettuale.

Lo dico subito, non occorre essere dei Michelangelo per rappresentare con pochi e traballanti segni qualsiasi concetto.

Gli argomenti vengono sintetizzati in simboli grafici (col tempo avremo collezionato una piccola libreria di pittogrammi e ci verrà automatico tradurre molti concetti in disegni) che, con il testo strettamente necessario, daranno vita a un reticolo di relazioni fra i vari argomenti.

Il vantaggio consiste nel fatto di liberarsi delle gabbie sequenziali tipiche del flusso testuale (quante volte il relatore è ritornato su un aspetto che aveva già trattato?) e di avere un colpo d’occhio su tutti gli aspetti inerenti l’argomento presentato.

Con un po’ di pratica (davvero poca) ho potuto apprezzare la potenza degli appunti organizzati e ponderati, soprattutto perché agevolano la comprensione e facilitano il ricordo.

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Come prendere appunti furbi
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Come prendere appunti furbi
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Il "prendere appunti" ci ricorda i tempi della scuola. Ma ancora oggi possono trasformarsi in un formidabile strumento di apprendimento.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

2 commenti

  1. Ok a parole , ora maestro anzi professore ci faccia un esempio ….
    magari un suo foglio di appunti fotografato… senza svelare troppo ;-))

    Grazie
    Fabio B.

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