Lo stupore, una rivoluzione possibile

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Lo stupore di un bambino

Un bambino guarda il volo di un aquilone e si interroga meravigliato su quello “strano” fenomeno che fa volteggiare nel cielo una cosa più pesante dell’aria. In una parola, si tratta della manifestazione più diretta dello stupore. Una caratteristica di certo non esclusiva dell’infanzia, ma man mano che cresciamo ce ne dimentichiamo, fino quasi a farla scomparire del tutto.

Tuttavia, ci sono delle persone che, per così dire, rimangono bambini e riescono anche da adulti a stupirsi. Un po’ come fanno i poeti mentre scrivono i loro versi o i matematici nell’atto di contemplare con dei numeri un mondo astratto.

Alla ricerca di un senso

C’è un senso comune in tutto questo? Può lo stupore deviare il flusso della realtà e consentire la visione di qualcosa di nuovo? Passa da qui l’impulso che permette la costruzione di inediti universi del pensiero?

Lo stupore, come la biochimica dei neuroni che contempla sé stessa, trascende il ragionamento puramente istintivo. Per “andare oltre” occorre affidarsi ad altre sensazioni, come ad esempio la bellezza che, alla fine dei conti, è il movimento primo dello stupore. Un processo universale e rivoluzionario: la bellezza innesca lo stupore che, a sua volta, dà luogo a qualcosa mai visto prima.

Meravigliarsi delle cose per chiedersi “perché” e, immediatamente dopo, “perché non trovare un altro modo”. Socializzazione delle idee, apertura del pensiero, condivisione e decentralizzazione dei risultati, sono i capisaldi della controcultura hacker, ma niente potrebbero se la spinta propulsiva a “mettere le mani sopra qualcosa” non fosse generata dall’estasi della curiosità.

Si capisce subito che l’hacker, al di là dei falsi stereotipi che lo assimilano al cracker, non vive esclusivamente in simbiosi con il computer, ma esprime le sue capacità nei campi più disparati. Di fondo c’è sempre lo stupore dell’esplorazione intellettuale, cioè quel miscuglio di sensazioni che permette l’accesso alla liberazione della mente e dello spirito.

Per altri versi, la traduzione italiana di pirata informatico è lontana anni luce dal significato originale di “to hack” (fare a pezzi) e non rende giustizia, all’opposto, di un’istanza culturale tesa invece a mettere a nudo tutto ciò che viene dato per scontato e “naturale”. A cominciare dall’informazione.

Tornare a stupirci

Lo stupore è quel meccanismo che porta l’hacker a dubitare dell’agenda delle notizie confezionata dal mainstream classico dell’informazione. Ecco perché “smontare” un articolo o la sua trasduzione televisiva oggi diventa un imperativo a difesa della democrazia. Forse, questo è il vero motivo per cui le élite politico-tecnocratiche, tutte le volte che ne hanno l’occasione, non esitano a colpevolizzare internet e a mettere alla gogna l’hacker, generando nell’opinione pubblica l’idea che si tratti di un pericoloso terrorista.

Va comunque da sé che l’informazione sta alla rete come l’acqua sta al tubo dell’acquedotto. Alla perseveranza nel perpetuare il digital divide si accompagna il consapevole (e colpevole) disegno delle nomenclature di potere nel cercare di controllare internet come fosse una loro proprietà privata. Steven Levy già nel 1996 preconizzava la necessità di portare i “computer alle masse, i computer come giradischi”, oggi siamo ancora lontanissimi da questo obiettivo (basta fare un giro nelle scuole!), ma complici anche gli ultimi decenni di storia politica italiana (compreso il tempo presente) è diventato sicuramente più chiaro il binomio fra potere politico e dominio dell’informazione.

Un’idea  per il futuro

La libera circolazione delle informazioni, delle idee, delle scoperte è alla base del progredire dell’umanità, qui intesa univocamente nel suo complesso. Che lo si voglia o no, questo mondo sgangherato si potrà salvare solo grazie a una sorta di ecologia del sapere, cioè investendo nel più importante dei beni comuni, l’intelligenza collettiva. Al contrario, il potere per il potere (politico e personale), i brevetti su qualsiasi cosa che possa produrre profitto (DNA umano incluso), l’ossimoro della proprietà intellettuale sono solo alcuni dei momenti rispetto ai quali lo stupore dovrebbe (che siamo hacker o no) diventare stile di vita e farsi azione. Tutto ciò allo scopo di svelare il perverso ingranaggio che trasfigura la nostra esistenza, impedendole di fatto la messa a fuoco del futuro.

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Lo stupore, una rivoluzione possibile
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Lo stupore, una rivoluzione possibile
Descrizione
La realtà ci appare scontata e immutabile. Forse è solo perché abbiamo smesso di stupirci delle cose e dei fatti che ci circondano.
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Sergio Gridelli Blog
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Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

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