Una spuntatina blu, please

Pubblicato

WhatsApp l’ha resa disponibile da pochi giorni e già la doppia spunta di colore blu è diventata un affare di stato. Se prima c’era ancora qualche margine, almeno per tutti quelli che avevano e hanno un rapporto piuttosto compulsivo con la tecnologia, adesso non si può più dire “non avevo visto il tuo messaggio”. Infatti, i due baffi grigi segnalavano solo l’arrivo della comunicazione sul telefonino del ricevente e non anche la sua lettura. Insomma, fine delle scuse (o quasi).

Fra le storie d’amore, per così dire turbolente, e le deprecabili azioni degli stalker seriali si è insinuata come un fulmine a ciel sereno la nuova funzionalità che permette di sapere l’ora esatta in cui il messaggio è stato letto. Ovviamente, fra i due estremi c’è il grosso del popolo di WhatsApp che pur non facendone un problema capitale si trova in ogni caso a dover gestire nuove sensazioni che si collocano a metà strada fra l’ansia, l’imbarazzo e l’educazione. In qualche modo, anche non avendo nulla da nascondere o da giustificare, affiorano domande che fanno fare i conti con il proprio io: “Perché non mi ha risposto?”, “Avrò urtato la sua sensibilità?”, “Sono in obbligo di interloquire?” e via di questo passo.

È presto per dire se tutto ciò si potrà configurare come un’ulteriore limitazione della libertà individuale, di certo questa tecnologia impone di fatto l’obbligo della scelta. Rispetto a prima, la nuova dimensione del “so che sai” condiziona la risposta, sia nel modo che nel tempo.

In un certo senso vengono intaccate le soggettività e, di conseguenza, le relazioni interpersonali. Un esempio abbastanza verosimile potrebbe essere quello di vostra moglie (o marito) che vi manda un messaggino (confermato in lettura) durante la pausa pranzo. Il vostro mancato feedback non significa affatto, nella maggior parte dei casi, che in quel preciso momento state flirtando con un altro partner, ma i meccanismi di semplificazione del pensiero finiranno per condizionare i rapporti fra le due persone. Esagero? Può darsi, ma nell’epoca primordiale della telefonia mobile quanti alibi di ferro sono stati confezionati sull’inossidabile invocazione del “non c’era campo”? Ora invece che “non c’è più scampo” bisognerà per molti rivedere l’utilizzo della tecnologia in quanto baluardo e, su altri livelli, sotto forma di “lasciapassare” per le proprie debolezze, tutte cose umane per carità.

Non sorprende quindi che la rete in questi giorni si sia popolata di “trucchetti” per aggirare questo nuovo Grande Fratello introdotto da WhatsApp, dalla lettura delle sole anteprime dei messaggi allo switch in modalità aereo.

Molto sullo sfondo, oserei dire quasi impercettibili nel dibattito che si è scatenato, restano argomenti come la sincerità (per inciso resta un valore anche al tempo delle relazioni mediate digitalmente) e tutta la questione riguardante la riservatezza dei dati.

Dall’indagine condotta dalla Electronic Frontier Foundation (EFF) circa la tutela dei diritti digitali e della libertà di parola si ricava uno scenario piuttosto preoccupante. Limitandosi solo all’osservazione di Facebook e WhatsApp (tale padre e tale figlio) si può notare come i vari provider abbiano libero accesso ai profili i quali, a loro volta, non vengono sottoposti ad alcuna procedura di veridicità, per finire con l’inesistente protezione delle conversazioni archiviate.

In sostanza, a Mark Zuckerberg della privacy non è mai importato un granché e in fin dei conti nemmeno ai molti che utilizzano i suoi gadget digitali. Prima sono venute le petizioni che si opponevano all’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook, poi abbiamo visto quelle contro il pagamento dell’app medesima e adesso sono già state lanciate le crociate a suon di firme online per l’abolizione delle nuove spunte che, sia detto sottovoce, tutti le contestano in pubblico ma le sbirciano in privato.

Mettetela un po’ come volete, resta il fatto che WhatsApp ha 600 milioni di utenti attivi su base mensile, quasi un terzo in più rispetto alla data di acquisizione da parte di Facebook, e se oggi qualcuno si azzarda a mandarvi un SMS rimanete interdetti come di fronte a un fantasma del passato.

Di Sergio Gridelli

Sono nato e vivo a Savignano sul Rubicone (FC), una piccola città della Romagna attraversata dal fiume che segnò i destini di Roma. PERCHÉ LO FACCIO Ho sempre pensato che l’impronta di ciascuno di noi dipenda da un miscuglio di personalità e di tecnica. Se questi due ingredienti sono in equilibrio nasce uno stile di comunicazione unico, subito riconoscibile fra tutti gli altri. Perché in un mondo tutto marrone, una Mucca Viola si vede eccome! COME LO FACCIO Aiuto le persone a trovare le motivazioni che le rendono uniche. Non vendo il pane, vendo il lievito. COSA FACCIO Mi occupo di comunicazione aziendale e della elaborazione di contenuti per il web. Curo i profili social di aziende e professionisti. Tengo corsi sulla comunicazione interpersonale, il public speaking, il marketing digitale e su come realizzare presentazioni multimediali efficaci.

2 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *